di Mauro Seminara
Ad aprile la nave Raffaele Rubattino ha dato il via alla grande operazione nazionale delle navi quarantena. Poi vennero la Moby Zazà, la Azzuzra, la Aurelia, la Allegra, la Adriatico, la Suprema, la Rhapsody. Una intera flotta al servizio del Governo che un giorno, in emergenza sanitaria, si è svegliato scoprendo che non aveva strutture in cui alloggiare migranti. Non negli anni da 150 mila persone ma in quelli in cui – dopo l’intervento del ministro degli Interni Minniti – i ministri Salvini e poi Lamorgese affrontavano il problema alla radice, “contenendo” i migranti in Libia, come disse il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La flotta di navi, noleggiate alla media di un milione di euro ciascuna per ogni mese di servizio anche se vuote, cui si aggiungono i costi per l’assistenza sanitaria a bordo fornita da Croce Rossa, le motovedette che girano intorno alle navi che contano comunque qualche morto tra mancata assistenza e salti in mare, i servizi portuali e lo scarico rifiuti, sono costate circa 40 milioni di euro nel solo 2020 e sono ancora in servizio.
Nave Rhapsody di GNV in attesa di ordini nella rada di Porto Empedocle il 4 gennaio 2021
A Porto Empedocle la nave quarantena Rhapsody è stata la designata per i naufraghi soccorsi a capodanno dalla nave Ong Open Arms mentre a Lampedusa staziona la altrettanto grande La Suprema. L’operazione di Porto Empedocle sembra rivelare in tutto il suo incomprensibile spreco quanto da Roma viene deciso tra ordini forniti e cambi di programma in corsa. Alla base di estenuanti turni di servizio di guardacoste e militari delle Fiamme Gialle, serbatoi di carburante delle motovedette svuotati ed agenti delle forze dell’ordine che fanno avanti e indietro per un giorno intero in attesa di una decisione definitiva sul da farsi, c’è sempre l’emergenza sanitaria. Ma questa appare ormai chiaramente superata, non perché la pandemia è finita ma perché in questo periodo dell’anno è finita l’emergenza sbarchi e perché i tamponi rapidi hanno risolto molti dei problemi affrontati nei primi mesi di epidemia di Sars-CoV-2. Tamponi rapidi sono appunto stati fatti ai 56 naufraghi che dalla Open Arms sono sbarcati, con esito Covid negativo, per andare a Villa Sikania, a Siculiana, passando dalla banchina del porto dopo il trasbordo dal Ong a motovedetta e con imbarco su pullman per il trasferimento a terra.
Motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera impegnate per le operazioni di trasbordo da Open Arms a Rhapsody il 4 gennaio 2021
Il dato più rilevante però riguarda il flusso degli “sbarchi” che, secondo i dati forniti dal Viminale, si riduce a 1.571 persone sbarcate nel mese di dicembre 2020 con tamponi ad esito immediato già in uso e quarantena ridotta a dieci giorni salvo tampone positivo al termine. In questo contesto, le navi quarantena continuano a passeggiare da un porto ad un altro, come la SNAV Adriatico che lasciando il porto di Palermo imposta come destinazione ETA nella propria telemetria AIS la dicitura “Su e giù da Trapani“. Sembra un gioco, ma costa decine di milioni di euro, in piena crisi economica da pandemia, e manda in tilt forze aeronavali e forze dell’ordine come accaduto oggi a Porto Empedocle con Open Arms e Rhapsody.
La nave Ong catalana Open Arms in rada a Porto Empedocle in attesa di ordini il 4 gennaio 2021 con ancora 265 naufraghi a bordo sul ponte di poppa
La nave della omonima Ong catalana ha raggiunto stamane la rada del porto agrigentino come le era stato indicato dalle autorità italiane. Giunta a Porto Empedocle, la Open Arms ha atteso ore per l’equipe medica che, salita a bordo mediante staffetta di una piccola motovedetta della Guardia Costiera, ha verificato che i 56 naufraghi – minori non accompagnati e donne in condizioni particolari – da inviare a Siculiana fossero Covid negativi. Poi l’operazione a bordo della Ong per il trasbordo su una nave da isolamento preventivo di persone che prima dell’imbarco devono fare il tampone rapido. Tutto ciò con movimentazione in mare tra una nave ed un’altra a mezzo motovedette per, infine, decidere che a causa di avverse condizioni meteo il trasbordo non si sarebbe più fatto in rada ma un po’ in mare ed un po’ a terra. Strano, ma alla fine la Rhapsody ha attraccato in porto e i naufraghi della Open Arms sono stati trasferiti in banchina con l’ausilio dei rhib di Open Arms, i piccoli motoscafi che la Ong usa per i soccorsi in mare. Quindi, i naufraghi che si trovano a bordo, al freddo, in maggioranza anche da cinque giorni, devono rifare il percorso inverso scendendo dalla nave soccorritrice verso gli scafi che li hanno salvati per andare in porto e poi salire sulla nave quarantena. Non vi chiedete perché non fare attraccare anche la Open Arms e risparmiare quasto ennesimo supplizio ai naufraghi, potreste non trovare risposta. Oppure peggio, potreste trovarla.
Guardia Costiera con i medici da trasferire a bordo della Open Arms il 4 gennaio 2021
Le operazioni sono iniziate a sera, dopo le 21 di lunedì 4 gennaio, con il favore delle tenebre, giusto per usare un’altra espressione gradita al presidente del Consiglio del predetto “contenimento”. Un traffico di discesa in mare su scafo della Organizzazione non governativa ripetuto per duecento persone. Un gioco, ordinato da chi con buona probabilità siede in un comodo ufficio climatizzato, che andrà avanti per ore e terminerà dopo mezzanotte con agenti di Polizia, Guardia di Finanza, Guardia Costiera, allertati già dalle otto di questa mattina per esperire il servizio che si concluderà con l’affidamento a bordo della nave GNV per la quarantena dei naufraghi. Poi, quando tutto sarà finito, considerando che comunque la nave Ong è entrata in acque territoriali italiane, si prevede l’imposizione di quarantena in rada che non viene mai imposta alle navi da supporto offshore che salvano naufraghi, e poi magari anche la solita ispezione della Guardia Costiera. La Open Arms era stata graziata nell’ultimo caso, esentata quindi dal fermo amministrativo cui sono state costrette tutte le altre navi Ong, ma non è detto che in questo caso, con 265 “passeggeri”, le cose non verranno viste in modo diverso dagli ispettori della direzione marittima.