Cinque giorni in mare, sono vivi i ragazzi di Sfax ma a bordo è morto un neonato

Sono vivi i ragazzi tunisini di Sfax ma a bordo della barca soccorsa dalla Guardia Nazionale tunisina c'erano anche quaranta migranti subsahariani tra i quali un neonato morto per il freddo. Questa mattina a Sfax era nata una accesa protesta dei familiari dei tunisini che volevano risposte sulla sorte dei figli

Proteste a Sfax dei familiari dei migranti scomparsi, la mattina dell'11 gennaio 2021, per avere informazioni e ricerche in mare

di Mauro Seminara

Questa mattina è stato preso d’assalto il palazzo del Governatorato di Sfax dai familiari dei ragazzi che risultavano scomparsi dopo che a bordo di una barca avevano preso il mare dal porto tunisino il 6 gennaio per raggiungere l’Italia. La Guardia Nazionale tunisina ha cercato con insistenza la barca di cui da venerdì si era persa ogni traccia. La determinata protesta dei familiari pare abbia prodotto la coincidente ricerca aerea dell’imbarcazione. L’abbandono delle ricerche avrebbe potuto causare la morte di tutte le persone a bordo. Lo sbarco è avvenuto questa mattina a Mahdia e che sono le stesse persone lo hanno confermato i familiari con cui cercavamo di mantenere i contatti. Anche il parlamentare Majdi Karbai, in questo momento proprio in Tunisia, ha verificato e confermato telefonicamente che si tratta della stessa imbarcazione.

Sulla barca, alla resa dei conti con le informazioni ormai ufficiali dopo lo sbarco dei superstiti, non c’erano solo i ragazzi di Sfax – che erano infine 4 e non 6 come da prime informazioni assunte – ma anche circa 40 migranti di etnia subsahariana che hanno anch’essi patito freddo e stenti. Tra loro, uomini, donne e bambini, c’era anche un neonato che a causa del freddo non è sopravvissuto alla fallita traversata. Viaggiava in braccio alla madre. Non conosciamo ancora la nazionalità né l’età esatta della piccola innocente vittima di un gioco di frontiere che continua a mietere vittime anche tra i neonati. A fronte di una buona notizia, il ritrovamento della barca soccorsa dalla Guardia Nazionale, una ennesima straziante notizia con un nuovo piccolo Yusuf da seppellire.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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