di Mauro Seminara
Dalla nave Ocean Viking è stata evacuata una naufraga soccorsa dalla ONG, perché la sua gestazione, giunta all’ottavo mese, poteva aumentare i rischi a dismisura permanendo a bordo della nave soccorritrice. La plancia di comando della nave ha quindi chiesto una evacuazione medica urgente mentre si trovava nelle relative vicinanze di Lampedusa. Dall’isola pelagica italiana è partita intorno alle 13 odierne la motovedetta SAR d’altura “CP-324” della Guardia Costiera con a bordo l’equipe medica del Cisom. Giunti a circa 14 miglia da Lampedusa, punto d’incontro concordato con Ocean Viking cui evidentemente è stato negato il ridosso in acque territoriali, il medico del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta ha riconosciuto la necessità di una evacuazione medica e la motovedetta ha preso la donna a bordo.
Un trasbordo non semplice, come si evince dalla foto di Fabian Mondl, per una donna che ha in grembo un bambino e che deve scendere dalla nave proprio per le complicazioni che la sua gravidanza potrebbe avere all’ottavo mese già raggiunto. Le sue condizioni, fortunatamente, non hanno preteso una immediata ospedalizzazione mediante elicottero del 118, ma si spera che dal centro di prima accoglienza in cui è stata condotta oggi verrà predisposto un celere trasferimento in struttura idonea con punto nascita nelle immediate vicinanze. Lampedusa non ha una sala parto. Lampedusa non ha neanche un Pronto Soccorso. Questo è il paradosso dell’isola forse più conosciuta al mondo, dove ogni politico usa far passerella e promettere qualcosa, intorno la quale orbitano decine di milioni di euro ed accanto alla quale staziona adesso una nave – la Rhapsody di GNV – che costa allo Stato circa un milione di euro al mese di noleggio.
La motovedetta CP-324 si allontana dalla Ocean Viking dopo il trasbordo della donna in gravidanza da evacuare a Lampedusa il 23 gennaio 2021
Nei mesi scorsi, prima dell’esplosione della pandemia, ancora nello sventurato 2020, dopo una campagna mossa da un comitato spontaneo dell’isola ed avallata dal primo cittadino, il presidente della Regione aveva deciso di dare seguito alle richieste isolane ed annunciare l’intenzione di valutare la realizzazione di un “piccolo punto ospedaliero” a Lampedusa. Una strana quanto criticabile decisione per chi si è recato proprio su quell’isola prima di fare l’annuncio, constatando, da massima autorità sanitaria della Regione Sicilia, che in quel lontano territorio pelagico non c’è un Pronto Soccorso né una rianimazione. Manca perfino una camera mortuaria su quell’isola che ha il cimitero pieno anche per aver accolto vittime senza nome di naufragi che si verificano ogni anno. L’ultimo, il piccolo Yusuf, era appena nato. Lampedusa continua così ad essere il primo punto di accoglienza, cure, ed in certi casi eterno riposo, del Mediterraneo. Eppure, ancora oggi, vi si sbarcano donne in gravidanza trasbordate in alto mare mentre dall’isola partono per trasferirsi temporaneamente a Palermo donne isolane che devono partorire, a proprie spese, in trasferta con soggiorno medio di un mese in prossimità di una struttura ospedaliera. Lampedusa è così, tante promesse, ma poi non si vede mai nulla di utile.