di Mauro Seminara
Ci sono due navi che si somigliano, almeno a distanza di mezzo miglio. Hanno grossomodo la stessa forma, e tutto sommato anche i colori sono simili. Una è arancione scuro e bianca di castello, l’altra è arancione e bianca di castello. In comune hanno anche l’attività svolta nelle ultime ore, perché entrambe avevano naufraghi a bordo ed entrambe li avevano soccorsi in acque internazionali al largo della Libia. Detta così, in apparenza le due navi sembrano davvero uguali. Ma non è così, perché una delle due navi è di una Organizzazione non governativa che opera “sistematicamente” soccorsi marittimi “preordinati”. Queste due parole chiave, poste tra virgolette, cambiano completamente le cose. Rendono le due navi l’opposto l’una dall’altra. Una lavora per l’ENI ed occasionalmente salva vite umane, l’altra salva vite umane e lavora per farlo. Una ha la Marina Militare dalla sua, pronta ad intervenire nel caso qualcosa – qualunque cosa – lo rendesse necessario. L’altra opera in quelle acque perché da quelle parti la Marina Militare e neanche la Guardia Costiera operano più soccorsi marittimi. Il sole e la luna, eppure si somigliano.
Le due navi che tanto sembrano somigliarsi, salvo poi apparire l’una opposto dell’altra, sono – come avrete compreso dalla foto – la Ocean Viking e la Asso Trenta. Le differenze tra le due appaiono ancora più marcate se si paragonano altri aspetti pratici delle procedure ad esse assegnate. La Ocean Viking, per esempio, si era avvicinata a Lampedusa per una evacuazione medica urgente, ma a parte questa, operata dalla Guardia Costiera, non le è stato concesso di entrare in porto o di trasbordare i migranti che aveva soccorso e solo il giorno successivo le è stato assegnato il molto più distante porto di Augusta per lo sbarco. La Asso Trenta sembrava dirigersi verso uno dei porti della Sicilia sudorientale, salvo poi cambiare rotta per approdare nella più vicina e comoda Lampedusa per lo sbarco delle persone che aveva salvato.
La Ocean Viking, come da prassi per le navi Ong, una volta sbarcati i naufraghi deve rispettare un periodo di quarantena in rada imposto dall’autorità marittima nazionale anche se non è intenzione dell’equipaggio scendere nel porto dello sbarco. La Asso Trenta, due ore esatte dopo aver messo le cime alle bitte del porto di Lampedusa le ha tolte per tornare ai suoi affari. La nave Ong, che naviga a trenta miglia dalla Libia nell’eventualità che in mare ci siano imbarcazioni con migranti in pericolo starà un paio di settimane ferma dopo aver faticato sperando di trovare chi assumesse il coordinamento dei salvataggi fatti, che non fosse lo stesso aguzzino libico. La Asso Trenta, che si è trovata davanti una barca di migranti in pericolo, ha chiamato l’autorità di bandiera che si è subito assunta il coordinamento SAR dell’operazione senza pretendere che la nave si rivolgesse ai libici. Eppure si somigliano tanto.