di Mauro Seminara
Ieri a Lampedusa ci sono stati due cosiddetti sbarchi di migranti. Due eventi molto diversi tra loro che denotano la caleidoscopica diversità del fenomeno troppo spesso e troppo genericamente definito “migratorio”. Un peschereccio è arrivato nei pressi delle acque territoriali italiane per chiedere protezione ancora prima dell’approdo. A bordo c’erano sette pescatori di nazionalità egiziana che pare siano partiti dalla Libia dopo aver lavorato per poter raggiungere il loro obiettivo di avere una barca con cui lasciare il nord Africa. Dalle prime informazioni che abbiamo ricevuto, pare anche che i pescatori-profughi abbiano subito chiarito alle autorità che non è loro intenzione fermarsi in Italia. Il loro progetto però è destinato a scontrarsi con la realtà giuridica italiana ed europea, e soprattutto con l’illogica persistenza del Regolamento d Dublino che vincola la loro richiesta di protezione al Paese di primo approdo.
In serata è stata anche fermata una piccola imbarcazione con a bordo diciotto migranti tunisini, partiti dalla Tunisia con a bordo ancora persone con disabilità. Si tratta adesso del terzo sbarco di migranti tunisini con persone audiolese a bordo. Tra i diciotto presi a bordo da una motovedetta della Guardia Costiera erano infatti sette a soffrire di sordità. Nei due precedenti eventi registrati a Lampedusa in pochi giorni, uno il 19 gennaio e l’altro la notte tra il 19 ed il 20, erano presenti sei disabili su una barca e quattro sull’altra. Tutti e dieci sono stati poi imbarcati sulla nave quarantena Rhapsody che ha lasciato Lampedusa per aggregarsi alla SNAV Adriatico – la nave quarantena dello sbarco dalla nave Ong Ocean Viking – ad Augusta. Pescatori egiziani che lavorano in Libia per guadagnarsi una barca con cui fuggire in Europa e chiedere asilo e migranti tunisini che lasciano la patria affrontando le difficoltà di un viaggio illegale e pericolo malgrado la propria disabilità non si possono accorpare facilmente nel gigantesco mucchio dei “migranti clandestini” come una certa propaganda vorrebbe.