di Mauro Seminara
Ieri avevamo avvisato i nostri lettori circa la corretta lettura che lo sbarco a Lampedusa di 48 giovani tunisini pretendeva. Una lettura data dall’esperienza di chi segue le migrazioni nel Mediterraneo centrale da molti anni, ma anche frutto di osservazione della politica che sta dietro i flussi migratori. L’avvisaglia era quindi leggibile da chiunque e le cause sotto gli occhi di tutti, ma per quanto intelligence e analisti vari avevano certamente paventato questa più che probabile “emorragia” migratoria dal nord Africa verso l’Italia, nelle potenti stanze dei ministri forse era stato ritenuto più divertente giocare alla politica stile “prima Repubblica”. Oppure, più semplicemente – ed al tempo stesso drammaticamente – è stato considerato ciò che era alle porte come un dono divino su cui conquistare consenso a colpi di populistici tweet. In fondo, a contendersi la scena ci sono ancora oggi la Lega ed il Movimento 5 Stelle. Gli stessi partiti che al tempo, con i loro voti contrari e le astensioni, contribuirono ad impedire la riforma del Regolamento di Dublino in seduta plenaria all’Europarlamento; costringendo così l’Italia a farsi carico anche di tutti i richiedenti asilo e, soprattutto, della becera propaganda sulla pelle dei migranti che tanto ha avvelenato il Paese.
Questa mattina a Lampedusa sono arrivati 142 ragazzi, tutti tunisini ed in completa autonomia. Gli occhi italiani sono sempre puntati sulla Libia ed anche il trasferimento di risorse economiche è diretto in quel Paese in guerra cui l’Italia pretende di delegare “soccorsi” in mare ed “accoglienza” dei migranti. Se vogliamo chiamare le cose con il giusto nome possiamo dire che l’Italia pretende di far respingere profughi e richiedenti asilo in un Paese non sicuro, negando così la possibilità di chiedere protezione internazionale, per affidarli invece a carcerieri aguzzini che li maltrattano troppo spesso fino alla morte. Nel frattempo, mentre i giochi di potere mal tessuti in Libia – si veda a tal proposito l’inserimento a gamba tesa della Turchia a Tripoli – procedono a discapito dei profughi ma anche degli stessi italiani, la Tunisia è stata completamente abbandonata dal suo primo partner europeo: l’Italia. Ultima visita istituzionale, poco tempo addietro, quella del titolare della Farnesina. Il ministro Luigi Di Maio ha infatti incontrato il presidente Kais Saied che certamente avrà rappresentato all’ “amico italiano” la grave crisi in corso e l’impossibilità di ottemperare alla pressante richiesta di maggiore controllo delle frontiere esterne tunisine per un “contenimento” (diplomatica espressione del premier Conte già usata in riferimento alla Libia) delle partenze di giovani harragas in cerca di fortuna, di futuro, lontano dalla madre patria.
Una foto del nutrito gruppo di giovani tunisini sbarcati in autonomia a Lampedusa la mattina del 4 febbraio 2021 che ricorda immagini di febbraio del 2011 sulla stessa isola
L’arrivo di un barcone con 142 giovanissimi migranti, molti tra i 14 ed i 16 anni, che giungono in porto ed approdano in autonomia, alle otto del mattino, evoca a Lampedusa scene da “anno della primavera araba”
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