di Mauro Seminara
Il 24 gennaio la nave della ONG internazionale SOS Mediterranee aveva ricevuto l’indicazione – telefonicamente, stando alla loro dichiarazione – di dirigersi ad Augusta per lo sbarco dei 373 naufraghi (Erano 374 prima di una evacuazione medica urgente) che aveva a bordo dopo i vari interventi di soccorso nel Mediterraneo centrale. Fine mattina del 26 gennaio tutte le persone erano state trasferite dalla nave soccorritrice Ocean Viking alla nave quarantena SNAV Adriatico, fatta eccezione per i minori che sono stati accolti in apposite strutture a terra. Lo stesso giorno in cui la nave di SOS Mediterranee operava per il trasbordo nel porto di Augusta, in quello pelagico di Lampedusa attraccava la nave della marineria mercantile Asso Trenta che aveva a sua volta soccorso altri 75 naufraghi ed aveva ottenuto una corsia preferenziale con sbarco rapido e immediata ripartenza.
Per le navi che svolgono servizio di supporto logistico alla piattaforma petrolifera offshore dell’ENI non è stato applicato, neanche in precedenti casi, il rigido protocollo che le autorità riservano alle navi ONG. Niente sosta prolungata – quella di Asso Trenta a Lampedusa è durata un paio di ore in tutto – ed ovviamente niente quarantena di 14 giorni come imposto alle navi ONG fino al 25 gennaio. Questa data è però da tenere in memoria perché coincide con una rottura della prassi fino a quel giorno adottata dalle autorità italiane. Alla Ocean Viking infatti non è stato comunicato il punto di fonda o di ormeggio in cui attendere il termine del periodo di quarantena preventiva.
La nave Ocean Viking, primo caso dopo un anno di pandemia, non riceve comunicazione di obbligo di quarantena e mentre Asso Trenta era già tornata al suo lavoro vicino la piattaforma ENI “Bouri Field”, equipaggio e team rescue della nave Ong procedeva alla verifica dello stato Covid con i tamponi risultati negativi. Sette giorni dopo, con nullaosta dell’autorità portuale, la nave Ocean Viking toglieva gli ormeggi per tornare in missione nel Mediterraneo centrale. Niente quarantena, niente ispezione a bordo. Qualcosa pare essere cambiato nel modus operandi dello Stato italiano in materia di Organizzazioni non governative che salvano persone in fuga dalla Libia. Tanto da far sembrare lontani i tempi dei cavilli sulla modalità di smaltimento rifiuti, sulle omologazioni dei sistemi di depurazione acque reflue della nave, sul numero di scialuppe ed autogonfiabili e sul colore delle tavolocce copriwater.
Qualcosa sembra essere cambiato anche nella procedura di assegnazione del porto, considerando che dai “tempi salviniani” attuati nel corso dei primi mesi di Viminale a guida Lamorgese – circa due settimane, ma senza proteste da parte dei parlamentari che salivano a bordo delle navi con il leghista vicepremier – si è giunti alle attuali apparenti 36 ore. Parvenza suggerita dal legittimo dubbio sollevato da rotta e tempi della nave stessa. Venerdì sera la Ocean Viking aveva chiesto un Place of Safety (un luogo sicuro di sbarco) alle sale operative di Italia e Malta, alle otto di sabato mattina stava già sotto Marina di Ragusa e con la prua rivolta alla costa est della Sicilia, alle 12:35 di sabato la nave Ong si trovava già ad est di Pachino e navigava in direzione nord ma a mezzogiorno – circa mezz’ora prima – era stato diramato un comunicato stampa di SOS Mediterranee con il quale si affermava l’urgenza di ottenere un porto sicuro per i 422 naufraghi a bordo. Già prima delle 13 di sabato 6 febbraio le agenzie di stampa battevano la notizia del porto di Augusta assegnato alla nave Ong.
Inoltre, sempre alle 12:30 di sabato, la nave quarantena Rhapsody stava attraversando le acque territoriali maltesi per raggiungere la Ocean Viking ad Augusta. E la Rhapsody di GNV era partita da Lampedusa qualche ora prima. Una organizzazione che funziona. Esemplare. Ma che rischia di mancare di trasparenza da entrambe le parti, visto che assuefatti al modello “segreto di Stato” per le autorità governative ci si chiede se quelle Non governative non omettano qualcosa riguardo la comunicazione con le autorità marittime nazionali.
Quanto sta accadendo agli sgoccioli del Governo “Conte bis”, in carica solo per gli affari correnti, risulta come la fatidica “discontinuità” con il primo Governo Conte che tanto era stata attesa. Il presidente del Consiglio ha rassegnato le proprie dimissioni al presidente della Repubblica il 26 gennaio, ma tra gli affari correnti spunta un Decreto ministeriale in data 4 febbraio con cui il Ministero dei Trasporti adotta – venticinque anni dopo – una “edizione 2020” del Piano SAR Marittimo Nazionale. In coincidenza avevamo già rilevato un’altra variazione concreta con le motovedette SAR della Guardia Costiera che in più di una occasione avevano violato la consegna delle 12 miglia (acque territoriali) per effettuare soccorsi in acque internazionali, anche se in fascia di contiguità e quindi entro le 24 miglia nautiche. Piccoli cambiamenti che potrebbero però rivelarsi determinanti nell’ottica del salvataggio di vite umane. Variazioni che arrivano però quando il Governo che le ha battezzate non potrà poi garantirle. A decidere come gestire la questione migratoria, come il rapporto con la Libia e l’intera politica italiana nel Mediterraneo sarà infatti – stando a quanto si registra dopo il primo giro di consultazioni – il Governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi.
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