di Mauro Seminara
L’inverno non ferma i migranti e anche ieri ci sono stati sbarchi e soccorsi nel Mediterraneo centrale. Sono in tutto 139 le persone che hanno avuto buona sorte, tra due sbarchi a Lampedusa ed un soccorso operato a 33 miglia nautiche sud dell’isola dalla nave Open Arms della omonima Ong catalana. Diversa sorte è toccata a circa cento persone partite dalla Tunisia e ricondotte indietro, secondo le autorità nazionali nordafricane, dopo un soccorso multiplo che avrebbe salvato loro la vita. Altre attività si sono inoltre registrate con motovedette libiche che, da quanto si apprende mediante la Organizzazione non governativa, parrebbero spingersi sempre più a nord, fino a raggiungere acque la cui competenza e responsabilità per la ricerca ed il soccorso non è di loro competenza e nelle quali un eventuale intervento con conseguente sbarco in Libia configurerebbe un respingimento in grave violazione di Convenzioni e Trattati internazionali.
Nel pomeriggio a Lampedusa è arrivata una barca, partita da Sfax con i colori tipici del porto tunisino sullo scafo in legno, sotto il controllo e la sicurezza della Guardia Costiera che l’ha accompagnata al molo Favarolo. Sulla banchina del molo militarizzato dell’isola sono scese 53 persone, delle quali 5 donne e 4 minori accompagnati dai familiari. E tra questi c’erano appunto dei nuclei familiari, entrambi siriani. Con queste famiglie, giunte nel lembo più a sud dell’Italia partendo dalla Siria e salpando dalla Tunisia, c’erano appunto dei bambini. Il resto del gruppo era invece di nazionalità tunisina. Tutti e 53 i migranti intercettati dalla Guardia Costiera sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza dopo i controlli sanitari di rito in banchina.
Pulmini dell’ente gestore scortati dalla Polizia durante il trasferimento dei migranti dal molo al centro di prima accoglienza di Lampedusa il pomeriggio del 12 febbraio 2021
Arrivati a sera, mentre Open Arms trovava la barca di cui si erano perse le tracce nel centro del Mar Mediterraneo tra Lampedusa e la Libia, a Lampedusa approdava un’altra imbarcazione partita dalla vicina Tunisia. Anche questa salpata dal porto di Sfax. A bordo della barca, entrata in porto ed ormeggiata al primo punto di approdo utile del molo commerciale, c’erano altre 46 persone tra le quali 15 donne e 4 minori. Stesso porto di partenza ma diversa natura del viaggio migratorio. Le persone a bordo della seconda barca arrivata a Lampedusa erano di altre nazionalità, diverse da quella tunisina. Migranti provenienti dalla Costa d’Avorio, dal Mali e dalla Guinea Conakry come da consuetudine per il traffico che da diversi mesi si stabilito nel porto tunisino di Sfax.
Nel cuore del Mediterraneo centrale è stata cercata per diverse ore una barca, inizialmente segnalata con un’approssimazione di trenta persone, partita dalla Libia e della quale ad un certo punto si erano perse le tracce. A svolgere il ruolo determinante per la salvezza di questa imbarcazione è stato prima di tutto Seabird, uno dei due velivoli dell’organizzazione non governativa Sea Watch. Proprio il Seabird, perlustrando senza sosta il mare è riuscito in una seconda intensa perlustrazione dal cielo a ritrovare la barca inizialmente segnalata ed indicarne la posizione alle autorità ed alla piccola nave rimorchiatore Open Arms. Poi la Ong catalana l’ha raggiunta e, a 33 miglia a sud di Lampedusa, ha preso a bordo le persone mettendole finalmente in sicurezza. Erano 40 migranti partiti dal porto libico di Zuwara e rischiavano di ritrovarsi ancora in mare all’arrivo della burrasca che nelle prossime ore investirà anche quel tratto di mare. Per domenica si prevedono infatti onde alte più di tre metri intorno l’arcipelago delle Pelagie, quindi anche a sud di Lampedusa.