di Mauro Seminara
La prima delle due imbarcazioni è arrivata intorno alle nove di sera con 91 persone a bordo. Tra i primi migranti approdati a Lampedusa c’erano anche 5 donne e 4 bambini. La barca è il tipico piccolo peschereccio tunisino, partito appunto da un porto della Tunisia appena il mare si è calmato. Lampedusa vede la popolazione forse inconsapevole delle conseguenze che la crisi tunisina potrà causare già nei prossimi giorni. La barca gremita di migranti è stata scortata dalle immediate vicinanze alla costa dell’isola fino al molo militarizzato dove generalmente avvengono gli sbarchi. Al Molo Favarolo sono state avviate le procedure di rito, incluso il triage sanitario, e poi i pulmini dell’ente gestore hanno condotto le persone appena arrivate dentro il centro di prima accoglienza.
La barca con 91 migranti mentre entra in porto a Lampedusa la sera del 17 febbraio 2021
Quasi in sovrapposizione con il trasferimento dei primi 91 migranti al cosiddetto “hotspot” – definizione statutaria della struttura che avrebbe dovuto fungere da hub per la redistribuzione in Unione europea, nel 2015, ma che non ha mai prodotto nulla di “europeo” – e in porto c’era già la seconda barca di migranti. Altre 17 persone giunte fino a Lampedusa, ma con una connotazione diversa dalla precedente che era molto più tipica del traffico di partenze di Sfax. Sulla seconda barca c’erano donne, un nucleo familiare, una persona con disabilità. Dalla Tunisia non sono questi i primi “harraga” (persone che violano in modo irregolare la frontiera) con persone con disabilità in barca.
Un momento dello sbarco dei 91 migranti a Lampedusa
Un’altra questione che l’Italia dovrebbe affrontare come causa sensibile delle partenze invece che solo come numeri di migranti da rimpatriare. Perfino il presidente del Governo di Accordo Nazionale della Libia, Fayez Al-Serraj, con il suo ricovero in un ospedale italiano fruisce di quanto previsto dalla Costituzione italiana in relazione ai diritti negati, in questo caso il Diritto alla salute, che l’Italia si impone – teoricamente – di offrire anche agli stranieri. Si spera quindi che gli ultimi disabili arrivati, dalla Tunisia, non vengano abbandonati in centri-lager per migranti senza giusta assistenza, mentre il presidente uscente della Tripolitania conferma l’insufficienza libica con un prestigioso ricovero ospedaliero.
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