di Mauro Seminara
Una nuova barca gremita di persone è stata fermata dalle motovedette di stanza a Lampedusa dopo che la carretta del mare aveva ormai percorso quasi per intero la distanza che la separava alla agognata meta. Il barcone è partito dalla Libia, da un punto della costa nei pressi di Mellitah, area di interessi petroliferi e punto di ingresso delle pipeline della joint venture tra l’italiana ENI e la libica NOC. A bordo del barcone c’erano 106 persone che le motovedette italiane hanno trasbordato in mare per metterle in sicurezza. Il barcone è stato trainato in porto un paio d’ore dopo lo sbarco dei migranti iniziato intorno alle dieci del mattino. Si tratta di una barca di legno (vedi foto sotto) costruita appositamente, poco sicura come lo sarebbe una “vasca da bagno” fatta con pannelli di compensato marino, sulla quale i trafficanti libici avevano caricato 106 esseri umani come fossero vuoti a perdere.
Mentre Lampedusa, al momento più di Pantelleria, si trova esposta al crescente flusso migratorio tunisino, le condizioni meteo lasciano che anche dalla Libia riprendano le partenze. Sulla barca fermata al largo di Lampedusa c’erano persone di ogni nazionalità, del continente africano ma anche di quello asiatico. Persone provenienti dall’Algeria, la cui crisi interna è adesso ufficialmente esplosa con l’annuncio del presidente di elezioni anticipate e scioglimento del Parlamento, ma anche del Marocco, dell’Egitto e poi della Costa d’Avorio e della Guinea Conakry, del Senegal, dell’Eritrea, ma anche del Bangladesh. Un “carico misto” di matrice libica che non era l’unica imbarcazione in mare. Altre due sono state soccorse dalla piccola nave “Aita Mari” della Ong basca Salvamento Maritimo Humanitario che ha adesso a bordo circa 170 persone soccorse in due diversi eventi.
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