Vos Triton, confermato naufragio. IOM e UNHCR: “Almeno 41 persone disperse”

Le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di migranti e rifugiati ed hanno raccolto le testimonianze dei superstiti sbarcati a Porto Empedocle dal cargo Vos Triton confermano un naufragio di 120 persone con almeno 41 dispersi. Il cargo con bandiera di Gibilterra ancora fermo al largo di Porto Empedocle

Il cargo Vost Triton con naufraghi e cadavere a bordo il 21 febbraio 2021 durante la lunga sosta al largo di Lampedusa

di Mauro Seminara

Sul natante naufragato per il quale è intervenuto il cargo Vos Triton pare ci fossero circa 120 persone, scrivevamo il 22 febbraio. Purtroppo l’entità dell’evento è stata confermata dalle agenzie delle Nazioni Unite IOM e UNHCR: quel “pare ci fossero”, in attesa di ulteriori riscontri, adesso non serve più. “Il team di UNHCR, presente a Porto Empedocle in attesa dello sbarco dalla nave mercantile Vos Triton di 77 migranti e rifugiati, ha raccolto testimonianze accurate circa il naufragio avvenuto sabato 20 febbraio nel Mediterraneo Centrale che confermano come almeno 41 persone sarebbero annegate e sono ora disperse.” Così recita la nota congiunta dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) pubblicata oggi, 24 febbraio 2021.


Staff UNHCR a Porto Empedocle in attesa dello sbarco dalla nave mercantile Vos Triton. ©UNHCR

Aumenta quindi in modo allarmante il rapporto tra decessi o dispersi e arrivi, tanto da poter confutare oltre ogni logica linea di difesa la tesi secondo cui chiudere porti ed evitare i soccorsi riduca il numero delle vittime. Un cavallo di battaglia ormai per certi monologhi elettorali in cui al pensiero razzista viene offerto un facile alibi morale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno aggiornati alle 08:00 del 24 febbraio, dal primo gennaio sono sbarcati in Italia 4.157 migranti. Nel solo periodo che va da San Valentino ad oggi si è avuta notizia di circa 70 (settantatre, secondo le informazioni in nostro possesso) esseri umani le cui vite si sono perse in mare, siano essi ufficialmente dispersi che corpi sbarcati in terraferma. Se si vuol contare l’intero periodo dal primo dell’anno, secondo l’IOM sono 160 le vittime di questo inizio di 2021. L’ultimo dato aggiunto è quello di “almeno 41” dispersi nel corso di un naufragio al largo della Libia sul quale era intervenuto il cargo Vos Triton.

Della circostanza dell’intervento di soccorso da parte del cargo Vos Triton aveva già iniziato ad occuparsi la Procura della Repubblica di Agrigento, che aveva escluso l’ipotesi di capi d’accusa per la forma rivelatasi pacifica di rimostranze dei naufraghi verso un respingimento in Libia. La stessa Procura però non sembra escludere che il cargo stesse procedendo in un primo momento ad uno sbarco dei naufraghi in un luogo non sicuro, la Libia. “120 persone si trovavano su un gommone partito dalla Libia giovedì 18 febbraio, fra le quali 6 donne, di cui una in stato di gravidanza, e 4 bambini”, dichiarano congiuntamente IOM e UNHCR dopo aver parlato con i superstiti fino a ricostruire gli eventi. “Dopo circa 15 ore – prosegue la nota delle due agenzie delle Nazioni Unite – il gommone ha cominciato ad imbarcare acqua e le persone a bordo hanno provato in ogni modo a chiedere soccorso. In quelle ore, 6 persone sono morte cadendo in acqua mentre altre due, avendo avvistato un’imbarcazione in lontananza hanno provato a raggiungerla a nuoto, annegando”.

“Dopo circa tre ore – proseguono IOM e UNHCR – la Vos Triton si è avvicinata per effettuare un salvataggio ma nella difficile e delicata operazione moltissime persone hanno perso la vita in mare. Solo un corpo è stato recuperato. Fra i dispersi ci sarebbero, 3 bambini e 4 donne, di cui una lascia un neonato attualmente accolto a Lampedusa”. Il trasferimento a Lampedusa del neonato è stato eseguito con un trasbordo dal ponte della nave ed una motovedetta, insieme ad evacuazioni mediche urgenti, prima che la Vost Triton lasciasse la rada di Lampedusa per il porto di Porto Empedocle. Poi, nel porto agrigentino, con la sua bandiera di Gibilterra, la nave da supporto logistico alla piattaforma offshore della petrolifera Total ha attraccato ieri, 23 febbraio 2021, per sbarcare i superstiti ed il corpo dell’unica vittima recuperata. Per arrivare allo sbarco, la Vos Triton ha atteso il proprio turno in coda alla Asso Trenta, analogo tipo di rimorchiatore italiano che si trovava già in porto con 232 superstiti di due diversi eventi ed un cadavere anch’essa.

Un carro funebre ed una barella sulla banchina di Porto Empedocle allo sbarco dalla nave mercantile italiana Asso Trenta il 22 febbraio 2021

La Asso Trenta e la Vos Triton non sono stati gli unici due cargo “supply vessel” intervenuti tra le piattaforme petrolifere Farwah e Bouri. Tre interventi con tre navi della marineria mercantile, uno con un intervento non ben riuscito costata la vita ad almeno 41 persone (Vos Triton) e gli altri due con Asso Trenta e Asso Ventinove. Quest’ultimo, coinvolto e poi dispensato dalla navigazione verso un place of safety (il luogo sicuro di sbarco più vicino) grazie al trasbordo sulla gemella Asso Trenta assegnata appunto a Porto Empedocle. Nel corso di questi interventi resi da pochi marinai di un cargo con le fattezze di un grande rimorchiatore, pare non sia pervenuta la cosiddetta “guardia costiera libica”. Oltre all’assenza della guardia costiera – che non è di tutta la Libia – sono risultati assenti anche assetti militari di altri Paesi e le Ong, quindi restava soltanto ai bravi ma non professionisti soccorritori della marineria mercantile l’onere del soccorso.

Le navi delle Organizzazioni non governative che prestavano soccorso alle precarie e sovraffollate barche dei profughi che salpavano dalla Libia, sono adesso ridotte a quel piccolo residuo gruppo di resistenti fermi a rotazione o insieme nei vari porti in cui quarantene e fermi amministrativi concorrono a rendere la presenza umanitaria nel Mediterraneo centrale prossima allo zero. Secondo i dati pubblicati da UNHCR, su un totale di oltre 3800 persone arrivate in Italia via mare dal 1 gennaio al 21 febbraio, 2527 sono partite dalle coste libiche. Secondo i dati raccolti dall’OIM, nello stesso periodo sono state oltre 3.580 le persone intercettate in mare e riportate in Libia, dove – costrette a subire una condizione di detenzione arbitraria   – corrono il rischio di diventare vittime di abusi, violenze e gravi violazioni di diritti umani. Le stesse agenzie delle Nazioni Unite per migranti e rifugiati ribadiscono “che la Libia non è da considerarsi un porto sicuro e deve essere fatto ogni sforzo affinché le persone recuperate in mare non vi vengano riportate“, aggiungendo che “in linea con gli obblighi internazionali il dovere di salvare persone alla deriva in mare deve sempre essere rispettato, indipendentemente dalla loro nazionalità e dello status giuridico“.

In conclusione, per l’IOM e per l’UNHCR non ci sono dubbi: “Salvare la vita di rifugiati e migranti alla deriva nel Mediterraneo deve tornare ad essere una priorità dell’Unione europea e della comunità internazionale. Anche la cooperazione tra Stati per le immediate assegnazioni dei porti però fanno parte della civiltà, cui le due agenzie si appellano per il soccorso. Il cargo rosso e bianco Vos Triton, con a bordo superstiti – circa due terzi del totale presente sulla barca naufragata – ed un cadavere, ha atteso un giorno vicino Lampedusa prima di dirigersi verso Porto Empedocle già occupato da un altro cargo con persone soccorse in mare ed un cadavere a bordo.

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Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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