di Fulvio Vassallo Paleologo
Salvini, il suo avvocato ed i giornalisti amici cadono in contraddizioni clamorose. La natura politica dell’atto che può configurare un reato ministeriale la valuta il Parlamento, che concede l’autorizzazione a procedere, i giudici accertano fatti ed applicano norme. È su questo terreno che l’ex ministro dell’Interno dovrebbe difendersi. Denuncia di essere oggetto di un processo “politico” ma è soltanto lui a tentare di trasformare il procedimento penale in una sfilata di politici che semmai potrebbero essere chiamati come indagati piuttosto che come testimoni.
A Catania, sul processo Gregoretti, con la complicità della Procura, questo tentativo sembra riuscito ma vedremo come farà il giudice dell’udienza preliminare ad ignorare quello che afferma la Corte di Cassazione sulla differenza tra giudizio politico, rimesso al Parlamento e giudizio tecnico giuridico di competenza della magistratura. Il processo Gregoretti non può comunque essere assimilato al processo Open Arms perché la Gregoretti era nave militare, territorio dello Stato, alla quale non poteva applicarsi il divieto di sbarco sulla base del Decreto sicurezza bis n.53 del 2019. I naufraghi della Gregoretti non potevano certo essere sbarcati a Malta o in Spagna.
Il trattenimento su quella nave era identico a quello che si sarebbe potuto verificare in una caserma di polizia italiana. E per questo era in aperta violazione dell’articolo 13 della Costituzione. Per queste ragioni nel procedimento Gregoretti, più ancora che nel procedimento Open Arms, si gioca lo “Stato di diritto” in Italia, che impone il controllo giurisdizionale su ogni atto di polizia limitativo della libertà personale per oltre 48 ore.