di Mauro Seminara
Dopo gli spari ai pescatori italiani dai cosiddetti “guardacoste libici”, esplosi dalla motovedetta “Ubari”, donata dall’Italia alla Libia, adesso sembra che sia stato dato il via libera ai grandi eventi incontrollati e Lampedusa si è svegliata alle quattro del mattino con l’arrivo di un barcone con 321 persone a bordo (foto in basso). Impossibile elencare le nazionalità di provenienza delle persone che i trafficanti avevano imbarcato sul peschereccio in legno arrivato fino a Lampedusa, c’era buona parte dell’Africa e dell’Asia sudoccidentale. Il grosso barcone è entrato in porto con i migranti a bordo e la Guardia Costiera ha gestito lo sbarco delle persone che vi si trovavano sopra. Tutto il dispositivo che gestisce l’arrivo dei migranti a Lampedusa era quindi ben indaffarato, dagli operatori del centro di prima accoglienza alla Polizia di Stato fino a quei funzionari di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, della quale fanno parte i velivoli ed il drone che per tutta la notte hanno sorvolato i barconi al largo della Libia seguendone ogni miglio di navigazione.
Monitorati dall’alto, ma senza alcun intervento in mare. Senza che alcuna motovedetta italiana donata alla Libia intervenisse, come se adesso l’Italia dovesse incassare chiaro un messaggio: vi abbiamo sparato addosso ma non vi lamentate perché vista la paura che avete dei migranti ve li potremmo lasciare arrivare, tanti ed in poco tempo. Nessuna motovedetta italiana è intervenuta in acque internazionali di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) maltese o libica, perché sia sempre valido il messaggio che è preferibile la morte all’idea che non vi si venga a salvare aiutandovi a fuggire dalla Libia.
Dopo lo sbarco di 321 persone dal peschereccio di legno arrivato nel cuore della notte, a Lampedusa si sono susseguiti arrivi con altre tre imbarcazioni. A bordo, rispettivamente, 98 persone, 85 persone e poi 16 persone. Quest’ultimo, proveniente dalla Tunisia, pare essere stato lo sbarco dei bambini. Sull’imbarcazione infatti c’erano solo due adulti. I restanti 14 migranti erano ragazzini di età compresa tra gli 8 ed i 14 circa. Lampedusa intanto si è già congestionata e la gestione del massiccio ed intenso flusso è sempre più difficile. In porto c’è la nave traghetto di linea ormeggiata per la sua corsa di continuità territoriale quotidiana. Le motovedette sono tutte impegnate, i pulmini dell’ente gestore del cosiddetto “hotspot” sono piccoli e stentano nel trasferire in struttura 321 persone sbarcate insieme. Ma a Lampedusa, insieme, o comunque nel giro di quattro ore, di persone ne sono sbarcate 520 e per l’isola non è finita: in mare c’è ancora il pezzo forte (nella foto in basso: il motopesca passa davanti la banchina del porto commerciale di Lampedusa).
Alle 10:30 circa, dopo una fitta staffetta di motovedette cariche fino al gavone di prua di persone migranti trasbordate, è entrato in porto un motopesca di ferro grondante di ruggine. A bordo di questo peschereccio d’altura c’erano circa 500 persone delle più disparate nazionalità. Le motovedette italiane, intervenute quando il maxi barcone era ormai giunto in dirittura d’arrivo – se fosse naufragato in acque internazionali sarebbe stata una strage – nei pressi di Lampedusa, hanno provveduto al trasbordo dei migranti probabilmente per rendere sicuro l’ingresso in porto di un motopesca-formicaio la cui fase di attracco sarebbe potuta essere fatale. In poche ore, tra le quattro della notte e le undici del mattino, a Lampedusa pare quindi siano arrivate oltre mille persone (nelle foto che seguono, alcuni dei mille migranti sbarcati questa mattina a Lampedusa).
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