di Mauro Seminara
La nave Ong tedesca “Sea Eye 4” si è fermata sulla ricerca di un sesto natante in difficoltà. Intanto l’Allarma lanciato dalla centrale telefonica civile per il soccorso marittimo parla di 85 persone delle quali non si avrebbe più notizia da circa 24 ore. Alcune imbarcazioni sono arrivate a Lampedusa – una con 61 e l’altra con 73 persone – ed altre sono state soccorse da Sea Eye con numeri prossimi a quelli indicati da Alarm Phone, senza al momento avere però certezza che i naufraghi scomparsi siano di fatto approdati o si trovino a bordo della nave Ong. Nel frattempo, la notte appena trascorso sono arrivati a quota 680 i profughi respinti al porto di partenza dalle motovedette libiche. Tra queste, intervenute per “contenere” le partenze come desiderato dai Paesi dell’Unione europea, anche motovedette del GACS, la “guardia costiera” che fa capo direttamente al Ministero degli Interni libico e che usa le performanti produzioni del cantiere navale italiano produttore.
Sono quindi circa 680 – fonte IOM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che opera in porto libico agli sbarchi – i profughi che dalla Libia erano partiti e che in Libia sono stati ricondotti senza alcuna garanzia sui diritti inalienabili dell’uomo. Proprio la portavoce a Ginevra, Safa Msehli, scrive al riguardo su Twitter: “Il sostegno alle entità della SaR libica dovrebbe essere subordinato al fatto che nessuno sia arbitrariamente detenuto o soggetto a violazioni dei diritti umani”. Indicativo l’uso di “entità” per definire i vari soggetti che i Paesi dell’Unione europea, la Commissione europea e, soprattutto l’Italia, definiscono perentoriamente “guardia costiera libica”. La portavoce IOM conclude poi il proprio messaggio ribadendo che “Senza tali garanzie, tale sostegno dovrebbe essere riconsiderato”. I finanziamenti e gli accordi con la Libia per tali “entità” invece vengono confermati e prorogati dall’Italia che, pur composta in Parlamento da partiti di apparente diversa estrazione ideologica, finisce per votare a favore del proseguo di complicità.
Mentre in Libia rientravano in porto nel corso di una notte le 680 persone di cui sopra (circa la metà presi dalla sola motovedetta “Fezzan”), a Lampedusa ne arrivavano 134 con due diverse barche e la Sea Eye 4 prendeva a bordo il suo quinto soccorso in acque internazionali per complessivi 330 naufraghi salvati. Il totale, fin qui appena parziale, delle partenze dalla Libia era quindi di circa 1.140 persone delle quali la maggioranza respinte al porto di partenza, circa un quarto salvati da una nave Ong ed un decimo giunto in autonomia in acque territoriali italiane. Altre imbarcazioni però si trovano ancora in mare, e le condizioni meteo stanno subendo quel repentino e letale peggioramento tipico del Mediterraneo centrale in questo periodo dell’anno. Proprio intorno alle Pelagie sembra formarsi adesso l’occhio del ciclone intorno al quale i venti sono in aumento e con repentini cambi di direzione. Circostanza meteorologica letale per barchini sovraccarichi che dovessero trovarsi a non governare per un’avaria.