di Mauro Seminara
Cinque diversi interventi di salvataggio a beneficio di persone in mare, profughi, condotte tra il 15 ed il 17 maggio dalla nave “Sea Eye 4”, una delle ultime due navi Ong approntate per il Mediterraneo centrale (l’altra è la “Geo Barents” di Medici Senza Frontiere prossima in missione), per un totale di 330 persone adesso a bordo. La più emblematica delle cinque operazioni è però senz’altro la prima, quella condotta in favore di un barchino con sole due persone a bordo. Si trattava di cittadini libici che tentavano la fuga dal proprio Paese (foto in basso). La Libia, pur essendo in mainstream quella nazione con cui poter fare affari ed alla quale affidare la vita delle persone che cercano un Paese civile cui chiedere protezione internazionale, è ormai da anni un territorio in guerra, devastato da fazioni avverse e Stati esteri che vi hanno impiantato domini e colonie militari. Da questo luogo ormai quasi interamente invivibile fuggono anche gli stessi libici.
La “Sea Eye 4” è alla sua prima missione nel Mediterraneo centrale ed è anche la prima nave Ong operativa in area di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) attribuita dall’Organizzazione Internazionale Marittima alla Libia, sulla base di non si sa quali requisiti, dopo l’ondata di duemila migranti in un solo giorno a Lampedusa, quando di “pull factor” umanitari in mare non ce n’erano e così neanche alibi per i governi che perseguono le organizzazioni non governative. Dall’intervento in favore dei due profughi libici, la “Sea Eye 4” ne ha condotti altri quattro nel corso delle successive 36 ore. Il secondo intervento della Ong è stato condotto il giorno successivo, il 16 maggio, e a bordo della nuova nave umanitaria sono saliti quasi in contemporanea altri 172 profughi che si trovavano a bordo di due diverse imbarcazioni in legno avvistate dal ponte della “Sea Eye 4”.
Il quarto intervento SAR non è tardato a presentarsi ai soccorritori volontari della Ong tedesca e sempre domenica 16 maggio la nave si era imbattuta in un barchino sul quale erano state fatte imbarcare altre 50 persone. A bordo a questo punto la nave Ong ha già 224 naufraghi salvati dai rischi cui andavano incontro con la traversata letale del Mediterraneo centrale. Ma mentre si spostava più a nord ed a Lampedusa arrivavano in autonomia due barche con 134 persone, la “Sea Eye 4” incrociava e soccorreva la quinta imbarcazione con profughi salpati dalla Libia: 99 persone su un barchino in legno in stile “vasca da bagno libica”. L’intervento della nave Ong tedesca si è svolto nel cuore della notte ed al termine erano circa 330 – come annunciato dall’organizzazione – le persone a bordo della nave che attualmente indica quale porto di destinazione quello del capoluogo siciliano. Nel caso l’indicazione di destinazione trasmesso dalla nave fosse un ETA (Estimated Time of Arrival) errato, il porto di Palermo sarebbe attualmente l’unico a non avere banchine impegnate con navi Ong in stato di fermo amministrativo.
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