di Mauro Seminara
Finalmente, verrebbe da dire, qualcuno di una Ong alza la voce contro il Governo Draghi e contro il ministero degli interni di Luciana Lamorgese. Si tratta di Oscar Camps, il fondatore di Open Arms che sabato, dopo aver tracciato rapidamente un bilancio su navi Ong ferme nei porti italiani e numero vittime nel Mediterraneo centrale, ha chiuso il cinguettio con questa illuminazione: “Senza clamore mediatico, il tandem Draghi/Lamorgese sta molto peggio di Conte/Salvini”. Ci si era disabituati alla critica severa nei confronti della politica anti-immigrazione – e anti-Ong – italiana. Il più delle organizzazioni non governative si era palesemente appiattita sulla posizione del “dialogo” con il proprio persecutore. Criminalizzati apparentemente affetti da sindrome di Stoccolma, oppure evoluzioni di “non governativi” che partecipando ad un dialogo “governativo” hanno assunto un ruolo politico per il quale il personaggio politico non sale più sulle navi e tace anche a terra. Sembrano infatti lontanissimi i tempi di Palazzotto capomissione sulla Mare Jonio e i vari Delrio, Faraone e compagnia a bordo di altre navi “sequestrate” dal cattivissimo Matteo Salvini.
Oggi sono cinque, come ricorda Camps, le navi bloccate in porti italiani per fermi amministrativi. Un sistema, quello del rigoroso “Port State control” che ha azzoppato la flotta di navi umanitarie perseguite già dal 2017 con il governo Gentiloni, quando al Viminale c’era Marco Minniti, poi criminalizzate con il governo Conte in piena propaganda estiva del ministro degli Interni Matteo Salvini. Infine, senza clamore, con i media distratti e le Ong meno agguerrite – o troppo attente a puntare il dito contro Malta e poi l’Europa ma raramente contro l’Italia – è andata in scena la politica stile Lamorgese e di navi in mare non se ne sono viste più di una per missione. Un apparente turnover che si consumava mentre gli aerei italiani, come documentato da Avvenire, richiamavano perfino i pescherecci italiani intimando loro di lasciare le pericolose acque di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) libiche. Ma tutto questo gran da fare contro i presunti responsabili del fatidico “pull factor”, il fattore di attrazione per migranti che le navi Ong avrebbero costituito con la loro semplice presenza in mare, non ha fermato i flussi migratori che a Lampedusa continuano a fare numeri notevoli se li si guarda nell’ottica dell’emergenza e modesti se li si valuta in senso assoluto.
Da mezzanotte alle 19 di questo lunedì 14 giugno, quando il velivolo da ricognizione della Ong tedesca Sea Watch, il “Seabird”, rientrava a Lampedusa dalla sua seconda missione giornaliera, sull’isola si contavano già sette sbarchi. Questo il dato provvisorio di cui siamo al momento a conoscenza. L’isola viene infatti raggiunta in completa autonomia dalle barche dei migranti e spesso, mancando un intervento in acque internazionali la dove i natanti vengono avvistati e segnalati, si verificano anche sbarchi autonomi a terra. I primi sette eventi del giorno contano rispettivamente 23, 15, 20, 20, 63, 96 e 109 persone. Un totale, del tutto provvisorio, di 346 persone che malgrado tutte le misure intraprese dall’Italia con l’avallo europeo per “reprimere” il flusso arrivano ugualmente sulle coste italiane. Senza il pull factor delle Ong e malgrado gli interventi dei libici.
Sabato 12 giugno 2021, mentre a Lampedusa approdavano diciassette barche migranti per un totale di oltre mille persone, in Libia altrettanti malcapitati sbarcavano dopo che le loro barche erano state intercettate e fermate dalle famose motovedette donate dall’Italia proprio a questo abbietto scopo. A queste duemila persone si aggiungono poi quelle salvate dalla Geo Barents – la nave umanitaria della Ong internazionale Medici Senza Frontiere – che nelle stesse ore soccorreva 410 profughi scampati così al respingimento in Libia o al naufragio. Anche domenica gli arrivi a Lampedusa non si sono fermati, anche se in quantità minore rispetto ad oggi e soprattutto a sabato. E mentre il popolo è felicemente distratto dagli europei di calcio, con i media che agevolano questa distrazione fornendo il tema unico del “ritorno alla normalità” dopo una pandemia che i dati giornalieri dovrebbero definire mai cessata, in Italia si continua a gestire il flusso migratorio con la faraonica operazione delle navi quarantena. Decine di milioni di euro fumati da chi pare incapace di una visione più a lungo termine e si è visibilmente piantato sullo stesso approccio securitario quanto fallimentare già andato in scena negli ultimi anni.
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