Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ed il presidente della Cina Xi Jinping si incontreranno oggi a margine del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). Nel corso dell’incontro riservato, faccia a faccia, secondo la Casa Bianca, si discuterà del rafforzamento della comunicazione e della gestione della concorrenza. L’incontro, che si terrà oggi nella Bay Area di San Francisco, sarà il primo tra Biden e Xi in un anno. Un vertice tra i presidenti delle due superpotenze, con alle spalle una diplomazia sul filo del rasoio per le tensioni tra USA e Cina che si concretizzano, solo in apparenza, nella contesa di Taiwan con una continua serie di provocazioni militari da entrambe le parti intorno all’isola.
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha dichiarato ieri alla stampa: “Prevediamo che i leader discuteranno alcuni degli elementi più fondamentali delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese, tra cui la continua importanza di rafforzare le linee di comunicazione aperte e di gestire la concorrenza in modo responsabile in modo che non si trasformi in conflitto”. Sullivan ha anche parlato di “percezioni errate” tra i due paesi, alludendo alla Cina, affermando che gli Stati Uniti puntano sul confronto diplomatico diretto per “evitare sorprese”. Secondo il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Biden andrà al vertice forte di “solide basi”, perché il presidente americano ha posto gli States ad un alto livello di competitività, sia in patria che all’estero, conquistando “la ripresa più forte e l’inflazione più bassa di qualsiasi altra economia leader”.
I rapporti diplomatici tra la Cina e gli Stati Uniti si sono inaspriti, e quelli militari del tutto interrotti, dopo la visita a Taiwan dell’allora presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi. La Cina rivendica l’isola, indipendente e democraticamente governata, come propria e non tollera ingerenze da parte americana. Le relazioni tra le due superpotenze, già non poco tese, si sono poi ulteriormente inasprite quando gli Stati Uniti hanno abbattuto il pallone sonda a febbraio affermando fosse una sonda aerostatica spia malgrado le smentite di Pechino.
Dietro il faccia a faccia sul “rafforzamento delle linee di comunicazione” però ci sono altre e più scottanti questioni per le quali la Casa Bianca cercherà un confronto mediante il quale “evitare sorprese”. Si tratta delle questioni geopolitiche e belliche che vedono in questo momento storico gli Stati Uniti impegnati, militarmente, su troppi spinosi fronti, dalla guerra tra Israele e Hamas all’invasione russa dell’Ucraina, passando per l’intensificazione dei rapporti tra la Corea del Nord e la Russia, fino ad arrivare alla questione di Taiwan ed il coinvolgimento commerciale della Cina con i paesi dei BRICS di cui il “nemico russo” è parte costituente e grazie ai quali le sanzioni imposte a seguito dell’aggressione all’Ucraina non ha sortito effetti significativi sul Cremlino.
Il presidente americano Joe Biden, secondo consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, intende adoperarsi per la stabilizzazione del Medio Oriente e Pechino – secondo la Casa Bianca – dovrebbe condividere l’interesse per la de-escalation agendo diplomaticamente al fianco degli Stati Uniti. Inoltre, secondo Sullivan, Biden avrebbe sottolineato che l’Iran agisce in modo “progressivo e destabilizzante” in Medio Oriente, e secondo il presidente americano questa condotta non è nell’interesse della Cina. Il nocciolo del tentativo diplomatico di persuasione americano verso la Cina è quindi quello di convincere Pechino ad intervenire per togliere agli Stati Uniti uno degli avversari militari attivi: l’Iran. La Cina ha infatti relazioni diplomatiche attive con l’Iran, a differenza degli Stati Uniti, “ed è in grado, se vuole” – afferma Sullivan – di intervenire “direttamente con il governo iraniano”.
Quello che la Casa Bianca però non dice è quale potrebbe essere la contropartita per la Cina e perché il governo di Pechino dovrebbe fidarsi delle promesse americane che, disinnescato il fattore di pressione iraniano, avrebbe mano libera sul fronte militare per rinvigorire i fronti di attrito in Ucraina contro la Russia ed intorno a Taiwan proprio contro la stessa Cina. Il forum APEC, che è composto da 21 Stati membri, si è riunito oggi a San Francisco ed il confronto proseguirà fino a venerdì. I temi caldi che gli Stati Uniti vorrebbero perorare cogliendo questa occasione – le guerre in Ucraina e Medio Oriente – hanno però diviso i leader aderenti sul nascere del forum, e secondo l’alto funzionario statunitense per la Cooperazione economica Asia-Pacifico, Matt Murray, gli Stati Uniti stavano lavorando duramente per cercare di ottenere una forte dichiarazione di consenso dai leader, “ma gli analisti dicono che le divisioni rendono difficile la stesura”.