Al riguardo si è pronunciata la Corte di Cassazione che, con sentenze del 26.10.2017 (con riguardo all’operazione Nuova Alba) e del 21.02.2018 (in relazione all’operazione Tramonto), ha sancito la matrice mafiosa del clan. Sulla base degli elementi emersi nel corso di quelle indagini, la D.D.A. ha delegato ai Finanzieri l’esecuzione di mirati approfondimenti economico-patrimoniali, volti alla ricostruzione del patrimonio posseduto dai germani Fasciani e dai relativi familiari, nonché all’individuazione delle attività economiche da essi esercitate, allo scopo di intercettare – secondo la logica follow the money – i flussi finanziari agli stessi direttamente o indirettamente riconducibili. Il G.I.C.O. è riuscito ad accertare come i due fratelli avessero accumulato, nel tempo, un ingentissimo compendio mobiliare e immobiliare, in parte intestato ai loro familiari, in misura assolutamente sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente percepiti. È venuto alla luce, in particolare, un tenore di vita del tutto incoerente rispetto alle capacità reddituali, costituendo le attività criminali del clan l’origine delle ingenti ricchezze possedute.
Ne è derivato un vero e proprio “inquinamento” dell’economia legale del litorale, attuato sfruttando consapevoli “prestanome” che sono stati posti formalmente a capo di numerose società operanti nel settore della ristorazione, della panificazione, della gestione di stabilimenti balneari e del divertimento notturno (comparti che meglio si prestano al reimpiego dei proventi illeciti), utilizzate come “schermo” per celare il “centro di interessi occulto” facente capo ai Fasciani. Le indagini si sono giovate dell’apporto dichiarativo dei collaboratori di giustizia Michael Cardoni e Tamara Iannì, appartenenti alla famiglia criminale dei “Baficchio” di Ostia, parenti del defunto Giovanni Galleoni (detto “Baficchio”), ucciso a Ostia il 22 novembre 2011 insieme al sodale Francesco Antonini (detto “Sorca Nera”). Accogliendo le prospettazioni investigative, nel giugno 2016 e nel luglio dello stesso anno, il Tribunale di Roma aveva disposto il sequestro dei seguenti beni, di cui ora ha decretato la confisca: patrimonio aziendale e beni di 8 società e 1 ditta individuale, esercenti l’attività di “bar”, “ristorazione”, “panificazione”, “commercio al dettaglio di altri prodotti alimentari”, “gestione stabilimenti balneari” e “immobiliare”, tutte site a Roma/Ostia; 12 unità immobiliari e 1 terreno ubicati a Roma e in provincia de L’Aquila; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni; per un valore di circa 18,5 milioni di euro. Contestualmente, attesa la “spiccata ed allarmante pericolosità” dei due proposti, il Giudice della prevenzione li ha sottoposti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per i prossimi quattro anni.
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