Adesso basta! Parla Lampedusa

Editoriale di Mauro Seminara

Il siparietto Alfano-Kurz-Martello di ieri è la dimostrazione che in sede europea l’Italia non sa o non vuol farsi capire. Si potrebbe anche pensare che la causa sia da attribuire alla scarsa conoscenza di lingue straniere del nostro ministro degli esteri, ma Angelino Alfano è responsabile del dicastero della Farnesina da appena otto mesi mentre Lampedusa si trova nello stesso posto da prima che l’uomo abitasse il pianeta. Ovviamente il riferimento è alle dichiarazioni del ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz: “Pretendiamo che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali dalle isole italiane, come Lampedusa, verso la terraferma”. Quindi, partendo da questa immagine fantasiosa secondo cui 180.000 migranti in un anno approderebbero a Lampedusa per poi essere traghettati in Italia dall’italiano Stato, il provetto esperto di geografia e flussi migratori Sebastian Kurz ha lanciato la sua ricetta: confinare tutti i migranti a Lampedusa. “Le sue sono idee per la campagna elettorale austriaca. Gliel’ho detto chiaramente” ha dichiarato il nostro ministro degli Esteri. Anche se, per quanto vero, ci si aspettava qualcosa in più da Alfano che non la comprensione del diritto a sparar cazzate in campagna elettorale. Per la seconda volta, viene chiamato a difendere l’immagine di Lampedusa – e con essa forse anche dell’Italia – il sindaco dell’isola. Totò Martello, eletto sindaco con le comunali dello scorso 11 giugno, non va tanto per il sottile ed alla diplomazia preferisce una risposta a muso duro: “Una dichiarazione del genere me la sarei aspettata da un naziskin, non certo da un rappresentante delle istituzioni di un Paese della Comunità Europea”. E se il paragone tutt’altro che edificante con un naziskin non dovesse bastare, ecco che il primo cittadino di Lampedusa e Linosa spiega a Kurz quanto forse avrebbero dovuto fare ministeri italiani a beneficio del popolo, fosse anche solo per difendere l’orgoglio nazionale: “Evidentemente Kurz non sa neppure quanto è grande Lampedusa, e dimentica che nella nostra isola vivono seimila persone che si sentono europee”. Lezione di geografia e di educazione civica di Totò Martello a cui segue quella della materia specialistica di cui il ministro austriaco vorrebbe parlare: “Ne deduco che il ministro Kurz non sa come avvengono gli sbarchi, in quali condizioni vengono soccorsi i migranti che arrivano a Lampedusa, e non sa quanti sforzi compiono quest’isola e i suoi abitanti per l’accoglienza umanitaria”. Il simpatico scambio, chiaramente, avviene attraverso la stampa. Bisognerebbe però prendere seriamente in considerazione l’idea di invitare Kurz a Lampedusa e senza l’intermediazione dei ministeri dell’Interno e degli Esteri. Forse il confronto con sindaco e popolazione insulare gli schiarirebbe le idee. Perché il problema austriaco sembra andare al di la dell’ignoranza sulle dinamiche migratorie e dei soccorsi, ed anche sulla geografia. Pare piuttosto che l’Austria, nella persona del suo ministro degli affari Esteri, ignori proprio come gli esteri siano fatti. Quindi questa ignoranza da, purtroppo, giustificata campagna elettorale si spinge fino ai confini della stessa Austria e dimentica tutto ciò che sta fuori; anche se facente parte dell’Unione europea. Ed è ridicolo che la lezione debba venire proprio da Lampedusa che, in fatto di Ue, dovrebbe essere quella che sente meno forte l’appartenenza a questa Unione di Europa divisa su tutto e da sempre lontana all’isola sotto ogni punto di vista. L’unica lancia che si può spezzare in favore di Kurz e della sua Austria – preoccupata soltanto di qualche migliaio di migranti che potrebbero attraversare il Brennero – consiste nella campagna elettorale italiana. Forse per questo il ministro italiano invece di tuonare contro l’omologo austriaco lo ha quasi compreso. In Italia di stupidaggini – questa volta rinuncio al turpiloquio – se ne dicono da tempo e tutte in virtù della campagna elettorale iniziata circa quattro anni addietro. Ed in questa lunga maratona per il consenso abbiamo visto anche forme di trasformismo degne di tesi universitarie. Siamo passati da “sbarcateli tutti in Italia” a “tutti in Italia non possono sbarcare”, poi dal “l’Italia è un Paese che accoglie” al “non possiamo accoglierli tutti, bisogna aiutarli a casa loro”. Ci sta che, con questo caos ideologico per fini meramente elettorali, anche all’estero si sentano autorizzati a spararne di grosse. Almeno fino a quando Lampedusa non decida di dire “basta!”. Uno “stop” che rischia anche di essere sottovalutato. Perché l’Italia ha la memoria corta, e forse anche in Austria. Così, appena quaranta giorni dopo le elezioni, sembra che tutti abbiano rimosso le indicazioni che i lampedusani hanno manifestato alle urne: 1° Totò Martello, 2° Filippo Mannino e terza classificata Giusi Nicolini. Bisognerebbe invece tenerne conto qualora l’Ue dovesse decidere di riavvolgere il nastro di Triton & Co. per riaffidare l’intero carico a Lampedusa: i lampedusani potrebbero anche non essere d’accordo.

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