Accorpati decreto immigrazione e decreto sicurezza, pronto lo scontro con il Quirinale

Esteso a 180 giorni il limite di permanenza nei CPR per i migranti da espellere. Ammorbidito il rimpatrio per i richiedenti asilo ma ancora incostituzionale. Il decreto sicurezza, accorpato al decreto immigrazione, propone lotta alla malavita ma crea una falla nelle informazioni delle Forze dell’Ordine

Il #decretosalvini è stato varato oggi in Consiglio dei ministri con approvazione, come sottolineato dal ministro degli Interni, all’unanimità da parte di tutto il collegio. Sono stati accorpati i cosiddetti decreti Sicurezza ed Immigrazione e sul secondo è stato smussato, ma non risolto, l’ostacolo di incostituzionalità che metterà il Governo in rotta di collisione con la Presidenza della Repubblica. La parte del decreto relativa alla sicurezza è una riforma sostanziale che include norme sul patrimonio confiscato alla mafia, sulle sedi e sul personale impiegato nella lotta alla mafia e sulla lotta al terrorismo. Ma nel testo si prevede anche di poter aprire i database condivisi dalle Forze dell’Ordine alla Polizia Municipale che, in tal modo, costituirà un enorme rischio di fughe di informazioni e accesso a dati sensibili ad ogni politico locale o contrattista comunale corrotto in divisa da agente di polizia locale. Orgoglio da parte del ministro degli Interni e vicepremier, Matteo Salvini, nel presentare il giro di vite con cui verranno normate le specifiche di concessione per la Protezione umanitaria.

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L’immagine di fine conferenza stampa è quella della propaganda istituzionalizzata: Il premier ed il ministro degli Interni posano con due fogli stampati recanti il testo “#decretosalvini Sicurezza e Immigrazione” ed il logo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Normalmente, in passato, leggi e decreti venivano ribattezzati dalla stampa con nomi utili a semplificare e meglio ricordare tema o oggetto. Oggi sono già le istituzioni a definire i decreti e le leggi con tanto di hashtag e nome di paternità in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Quello che già in conferenza stampa è stato proposto come #decretosalvini è l’accorpamento dei cosiddetti decreto sicurezza e decreto immigrazione. Il secondo, quello riguardante l’immigrazione e fortemente voluto dal ministro degli Interni nei termini che avevano già suscitato dubbi e polemiche, rischiava di non vedere la firma del presidente della Repubblica. Adesso, con l’accorpamento in unico decreto legge con il testo sulla sicurezza, che comprende anche adeguamenti sul fronte del terrorismo, lo scontro si propone all’insegna del classico vecchio schema da ricatto morale in cui chi si oppone verrà tacciato d’essere contrario alla sicurezza e favorevole ai rischi derivanti dal terrorismo o da altre origini.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rispondendo ad una domanda specifica ha puntualizzato che la bozza è stata trasmessa per galateo istituzionale al presidente della Repubblica ma che ovviamente questo non significa che dal Quirinale sia arrivato un nullaosta. Le modifiche al testo, per mediare con le criticità rilevate sotto il profilo costituzionale, prevedono che al richiedente asilo che viene riconosciuta pericolosità sociale o una condanna in primo grado di giudizio si sospenda la procedura di commissione per il riconoscimento della protezione. Un apparente compromesso rispetto alla precedente versione circolata sui media e che prevedeva il rimpatrio anche in caso di procedimento penale in corso. La modifica però non aggira del tutto l’ostacolo costituzionale, essendo il richiedente asilo innocente fino a prova contraria definitiva. In altri termini, fino al giudizio della Corte di Cassazione. Interrompendo il diritto di difesa con il rimpatrio viene quindi esposto il richiedente asilo al rischio per la propria vita con il ritorno in patria e gli si rende, qualora dovesse essere ancora vivo, quasi del tutto impossibile oltre che pressoché inutile corrispondere con il proprio avvocato in Italia per difendersi in un Paese che lo ha espulso. Viene inoltre esteso il limite di permanenza nei CPR, i Centri per il Rimpatrio, già CIE, fino a 180 giorni. Nuove norme sono state prodotte per regolamentare il rilascio della protezione umanitaria che adesso verrà ridotta drasticamente come da volontà del ministro Salvini.

Conte e Salvini in conferenza stampa

Criticità emergono anche dal decreto sicurezza che da una parte vorrebbe inasprire la lotta alla mafia e dall’altra sembra voler creare delle falle che potrebbero far ridere o stappare champagne alla malavita organizzata ed in generale al malaffare. Una delle norme inserite nella componente “sicurezza” del decreto prevede infatti che oltre all’estensione di impiego del Taser alla polizia “locale”, questa possa avere accesso alla banca dati delle Forze dell’Ordine. Si complicherebbe così a dismisura la vita per quel che riguarda la fuga di informazioni, estendendo l’accesso a dati sensibili ai dipendenti dei Comuni, grandi e piccoli, inclusi contrattisti a tempo determinato e personale di Polizia Municipale che poco ha in comune con Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. La misura viene comunque presentata come un toccasana per la sicurezza. La palla adesso passa la Quirinale che, ricevuto formalmente il testo definitivo del Decreto, dovrà pronunciarsi sulla sua costituzionalità e sulla firma di divulgazione cui seguirà l’eventuale discussione parlamentare per la conseguente conversione in Legge. Il ministro Salvini ha già annunciato, in conferenza stampa, che il testo non verrà blindato e potrà essere emendato in Parlamento per opportuni miglioramenti. Ma prima deve arrivare in Parlamento, quindi deve uscire dal Quirinale.

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