“Come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”. Lo ha scritto il presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte contestualmente alla firma con cui è stato emanato il Decreto Sicurezza altrimenti detto “Decreto Salvini”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espressamente citato nella missiva la propria preoccupazione per il rispetto di quanto “disposto dall’art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia”. Criticità meglio dettagliate nella Relazione di accompagnamento al decreto redatta dalla Presidenza della Repubblica italiana.
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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha emanato in data odierna il decreto legge in materia di Sicurezza e Immigrazione e ha contestualmente inviato una lettera al Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte. Le perplessità del presidente riguardano evidentemente la limitazione di parità di diritti che il cosiddetto “Decreto Salvini” istituisce negando il diritto alla difesa dei richiedenti asilo che dovessero subire una condanna in primo grado di giudizio. Il riferimento costituzionale a cui si riferisce la Presidenza della Repubblica è l’articolo 10 che recita così: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.”
Il presidente Mattarella quindi non ha accettato la sfida che lo avrebbe visto eventualmente capro espiatorio del “sabotaggio” politico di quell’esecutivo che propone un Decreto Legge non legittimato da alcun motivo di contingente urgenza – ma dai contorni tipici di un pacchetto di riforme il cui naturale iter doveva essere quello del Disegno di Legge – e nel quale è inserito un aggiornamento normativo in netto conflitto con la Costituzione italiana. La decisione di Sergio Mattarella è stata quindi di firmare per l’emanazione del Decreto ma, contestualmente, scrivere al presidente del Consiglio dei ministri per manifestare al capo del Governo le proprie preoccupazioni. La palla adesso torna all’esecutivo che nel prossimo round, oltre che con il Parlamento per la conversione in Legge del decreto, se la dovrà vedere con un possibile intervento della Corte Costituzionale. Non sarebbe il primo caso in cui il presidente della Repubblica firma e la Corte Costituzionale boccia.
Sulla stessa scrivania su cui Sergio Mattarella ha posto la propria firma per l’emanazione del Decreto Sicurezza ha anche scritto il seguente testo che dalla Presidenza della Repubblica è stato consegnato alla Presidenza del Consiglio dei ministri:
«Signor Presidente,
in data odierna ho emanato il decreto legge recante: “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.
Al riguardo avverto l’obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano “fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia».
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