di Mauro Seminara
Nastri rossi e bianchi con sopra copia dell’ordinanza di sequestro sono stati apposti questa mattina in una vasta area del Centro comunale di Raccolta Rifiuti di Lampedusa. L’esecuzione, ad opera dei Carabinieri, interessa tutte le aree in cui i rifiuti solidi urbani sono stati accumulati direttamente su terreno, prevalentemente non differenziati, in un’area che dovrebbe essere un Centro di Raccolta Rifiuti a norma ma che attende ancora la realizzazione con l’intervento previsto da finanziamento di 26 milioni di euro detti “fondi Berlusconi” e risalenti al 2011. Fondi che la presidenza del Consiglio dei ministri dell’allora premier Silvio Berlusconi aveva messo in bilancio quale misura compensativa per i danni subiti da Lampedusa a seguito della “primavera araba” e della insana gestione del ministero degli Interni – al tempo Roberto Maroni – che rese l’isola un campo profughi a cielo aperto, quando il numero dei migranti approdati e contenuti sulla maggiore delle Pelagie superò quello della popolazione residente. La gestione dell’area adibita a centro di raccolta rifiuti solidi urbani era stata rappresentata – verbalmente – alle Forze dell’Ordine anche dagli stessi operatori ecologici licenziati dalle ditte a causa – secondo quanto comunicato loro nella lettera di licenziamento – della nota di rescissione con l’RTI uscente da parte del sindaco di Lampedusa e Linosa. Nel CCR, tra l’altro, si nota l’assenza dei cassoni approntati dalla precedente amministrazione comunale per poter reimpiegare il sito quale CCR e con l’ausilio dei quali poter gestire la raccolta differenziata. Ogni cassone era infatti adibito ad un genere, o materiale, da trasferire fino in discarica.
“Gli operatori ecologici di Lampedusa e Linosa sono stati licenziati a seguito della nota con cui il sindaco Totò Martello ha rescisso il rapporto con il raggruppamento Iseda-Sea-Seap”. Lo ricorda il sindacalista dell’USB Aldo Mucci in una nota odierna con cui ricorda lo stato dell’arte a Lampedusa: “Nel frattempo è stato messo in esecuzione un avvio emergenziale, nelle more del nuovo contratto di appalto vinto dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese Iseda s.r.l. (capogruppo) – SEA s.r.l. – Ecoin s.r.l. – Icos s.r.l. – SEAP s.r.l – Traina s.r.l., con cinque dipendenti delle ditte che componevano la precedente RTI inviati in trasferta pelagica da Agrigento.” La nota di Mucci scaturisce dalla lieta novella che giunge agli operatori ecologici oggi disoccupati: “A rafforzare il mancato rispetto del CCNL c’é anche lo strapotere delle aziende, le quali nella totale indifferenza delle istituzioni ed in barba alle leggi e quindi della Giustizia, fa sapere ai lavoratori che il TFR non sarà erogato, in quanto non hanno “picciuli”, soldi, in italiano.” Il bilancio dello scatafascio pelagico è quindi di circa venti ex lavoratori che avanzano sei mesi di stipendio, licenziati, senza garanzie di riassunzione da parte delle stesse ditte che compongono insieme ad altre tre il nuovo Raggruppamento Temporaneo di Imprese, e senza il Trattamento di Fine Rapporto. Con esplicito riferimento allo “strapotere delle aziende”, Aldo Mucci non risparmia critiche – neanche tanto velate – neppure alle testate giornalistiche locali: “Quello che ci amareggia inoltre, è il silenzio di alcune testate giornalistiche agrigentine”.
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