di Simone D’Ambrosio
Manca ancora l’ufficialità ma tutti gli indizi sembrano portare allo stesso risultato. La ricostruzione di Ponte Morandi sarà affidata alla cordata Salini Impregilo-Fincantieri-Italferr, il cui progetto prende le mosse dal disegno di Renzo Piano. Se per l’annuncio del sindaco e commissario Marco Bucci si aspetta il punto stampa convocato oggi alle 17 al termine del Consiglio comunale, ci pensa l’account Twitter del primo cittadino a confermare indirettamente le indiscrezioni e a escludere sorprese dell’ultimissima ora, ritwittando (e cancellando poco dopo) alcuni articoli della stampa locale che danno per fatto l’affidamento dei lavori.
La società di scopo a cui verrà spetterà la ricostruzione sarà composta paritariamente da Salini Impregilo e Fincantieri e si chiamerà “Per Genova”. Mentre a Italferr spetterà la progettazione sulla base di quanto previsto da Renzo Piano che, tuttavia, non dovrebbe essere coinvolto direttamente nei lavori. Alla fine, dunque, sembra vincere il Governo. Niente da fare per le proposte di Cimolai in partnership con l’architetto Santiago Calatrava, nonostante fossero più suggestive, ritenute migliori dal punto di vista tecnico dagli esperti del collegio e della struttura commissariale per la ricostruzione e più avanzate da quello progettuale. Il primo cittadino non è riuscito nel suo primo intento, quello di far collaborare, fianco a fianco, due grandi antagonisti nel settore delle costruzioni ma soprattutto due archistar artisticamente rivali del calibro di Piano e Calatrava. E così ha dovuto scegliere, andando incontro ai desiderata del ramo pentastellato del governo, privilegiando l’acciaio autoctono di Fincantieri e la firma locale di Renzo Piano, ben sponsorizzata anche dal governatore ligure Giovanni Toti.
Il “cherry picking” in parte sfruttato per comporre il “team della demolizione”, questa volta non ha dato i frutti sperati. Il gruppo “Per Genova”, in ogni caso, deve correre ai ripari, colmando il gap che lo separava in partenza da chi è stato comunque sconfitto al ballottaggio: il progetto deve essere affinato, bisogna alleggerire di qualche pilone il disegno del senatore a vita e, soprattutto, accelerare i tempi che inizialmente parlavano di 12 mesi per la sola ricostruzione. A disposizione ce ne sono solo nove. Il nuovo ponte, infatti, seguendo il cronoprogramma fissato da Bucci, dovrà essere ben visibile, se non già finito, a Natale 2019. Ma la fase di ricostruzione, che almeno all’inizio si compenetrerà con l’ultima parte della demolizione, non partirà fino al 31 marzo. Sempre che nel frattempo non intervenga una pioggia di ricorsi dagli sconfitti. O che, quantomeno, i ricorsi non siano accompagnati da richieste di sospensiva dei lavori.
Simone D’Ambrosio – Agenzia DIRE
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