La partnership tra la Fondazione Roffredo Caetani e l’Università La Sapienza di Roma ha consentito, nell’ambito di una serie di studi sulle rovine del Giardino di Ninfa, di scoprire l’antica porta di accesso alla città medievale: da domenica 23 giugno, in occasione di una apertura straordinaria del Giardino, i visitatori passeranno proprio da quel varco rimasto inutilizzato per più di cinque secoli e proseguiranno verso un percorso inesplorato in alcuni tratti, dove potranno ammirare specie di piante rare e angoli nascosti dell’oasi.
Gli studi hanno infatti confermato che il passaggio che si trova proprio davanti la chiesa di Santa Maria Maggiore a ridosso di una antica torre e dove anticamente era ubicato un ponte (i cui resti sono ancora visibili) che attraversava un corso d’acqua, era utilizzato dai pellegrini che da Roma entravano nella città di Ninfa che al loro arrivo si trovavano proprio davanti la basilica principale delle sette chiese della città, dove nel 1159 il cardinale Rolando Bandinelli fu incoronato Pontefice col nome di Alessandro III. Ninfa divenne nel corso dei secoli una città estremamente importante proprio per la presenza della sorgente e per l’ubicazione tra la via Appia e la Pedemontana e così nel 1298 Benedetto Caetani, noto come Papa Bonifacio VIII la acquistò insieme ad altri territori limitrofi per suo nipote Pietro II Caetani, segnando così la presenza della nobile famiglia sul territorio pontino e lepino. I resti della città, che venne saccheggiata e distrutta nel 1382, sono la straordinaria cornice e l’anima antica del Giardino di Ninfa. I resti delle chiese, tra cui proprio l’antica Basilica di Santa Maria Maggiore che continuarono ad essere officiate almeno per tutto il XV e per parte del XVI secolo, vegliano ancora sulla sua storia.
“Proprio per conservare, mantenere intatta questa storia- spiega l’architetto Tommaso Agnoni, presidente della Fondazione Roffredo Caetani- abbiamo recuperato l’area e grazie agli studi della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dell’Università La Sapienza di Roma e alla professoressa Daniela Esposito, avuto la certezza di una ipotesi che gli studiosi della Fondazione avevano già avanzato in passato. Da qui è nata la decisione di spostare l’ingresso dei visitatori in quel punto, proprio per rispettare la storia della città e per dare modo a chi viene al Giardino di Ninfa di rivivere in qualche modo le stesse emozioni, entrando dalla porta principale che affacciava su quello che oggi è il viale dei cipressi e che attraversa il giardino fino a sud, dove si trova un’altra porta lungo le mura. Nella porta di ingresso sono stati trovati i resti dell’antico ponte di pietra che attraversava il corso d’acqua, le feritoie dalle quali i soldati difendevano la città a ridosso di una antica torre”. I lavori di sistemazione e pulizia dell’ingresso, preceduto da due ponti in legno realizzati per consentire ai visitatori di attraversare due corsi d’acqua che si trovano prima delle mura di cinta, sono stati finanziati dalla Regione Lazio: “Voglio ringraziare- prosegue il presidente Agnoni- l’assessore Enrica Onorati che ha profuso il suo impegno per permettere l’utilizzo di un vecchio finanziamento per questa finalità. Voglio inoltre ribadire l’importanza, straordinaria, che la collaborazione con le università di tutto il mondo rappresenta per la Fondazione Roffredo Caetani, per il Giardino di Ninfa e il Castello di Sermoneta. In questi giorni ospitiamo proprio al Castello i ragazzi del Mit di Boston per la Summer School che, insieme ai docenti, hanno avuto un incontro con l’Ordine degli architetti durante il quale è stata ribadita la volontà di proseguire gli studi sulle strutture dell’antica città di Ninfa. C’è molto ancora da sapere sui luoghi dei Caetani e come Fondazione continueremo ad investire per fare si che il loro sogno, quello di vedere valorizzata la storia, la cultura, le bellezze naturali e il concetto di rispetto per l’ambiente, vada avanti nel tempo”. Una visita rinnovata con tratti suggestivi: gli angoli segreti nel giardino di Ninfa. A spiegarlo il direttore Antonella Ponsillo: “La sistemazione dell’antica porta di ingresso ci ha consentiti di utilizzare alcune specie di agrumi antichi che abbiamo provveduto a piantare accanto al muro di cinta. Queste specie di agrumi risalgono al ‘500 e al ‘600 e sono in linea con la tradizione del Giardino e in particolare dell’Hortus Conclusus che si trova al suo interno e per questo rappresentano una forma di continuità sul piano storico e botanico. I visitatori da domenica 23 in poi, potranno attraversare alcuni tratti inesplorati rispetto al normale percorso, angoli nascosti dove sarà possibile ammirare piante rare e di particolare bellezza”.
Agenzia DIRE
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