di Mauro Seminara
Greta Thunberg appare inquietante a qualcuno, semplicemente antipatica ad altri, strana ad altri ancora. La sua “interpretazione” di rabbia alle Nazioni Unite ha fatto molto discutere, ma di mero gossip. Un taglio e cucito sul suo fervore, sull’espressione che ha assunto il suo volto quando le è passato davanti Donald Trump snobbandola, ma poco o nulla che riguardasse il dovuto mea culpa di molte autorevoli testate che hanno accolto la sua comparsa sulla scena nel modo meno utile all’informazione. Non ci si riferisce certo a quella pseudo testata giornalistica che ne titolava “La Gretina” e vi scriveva su altre bestialità. D’altro canto, come lo stesso presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha detto, sono estranei alla comunità dei giornalisti. Ci si riferisce piuttosto a tutti quegli “illustri” direttori di testata che si preoccupavano di scoprire e dire chi muoveva la giovane Greta invece che valutare ed informare circa l’attendibilità dell’allarma di cui la ragazza si era fatta prorompente portavoce. E così fu che, grazie all’azione mediatica con la stampa di regime ha ridicolizzato e reso soggetto di cui diffidare Greta Thunberg, per un altro anno pieno sono stati esentati i Governi ed i Parlamenti di ogni Paese del mondo dall’assunzione di responsabilità su quanto comunque stava già accadendo.
Malgrado l’azione di demolizione globale nei confronti di Greta Thunberg, nata in area americana ed estesa come un ordine oltreoceano, in Europa ed anche in Italia, che degli States è fedelissima vassalla, quanto la giovane attivista svedese raccontava era già visibile a tutti. Almeno, a tutti quelli che volevano vedere. Era ormai frase di circostanza nelle ultime stagioni estive quella riguardante il prolungarsi di caldo record in tutto il pianeta, nord Europa incluso. Erano già da qualche anno quasi quotidiane notizie di cronaca nera quelle relativi ad intensi fenomeni atmosferici in cui hanno perso la vita esseri umani. Era già motivo di allarme da calamità naturale il cambiamento climatico, anche per quegli Stati che ne avevano le relazioni sui tavoli dei loro governi ma che le ignoravano perché accettarlo significa pensare seriamente a mettere in bilancio stravolgimenti finanziari epocali.
Nel caso dell’Italia, ad esempio, analizzando le ripartizioni di spesa per l’esercizio finanziario, si scopre con estrema facilità che il Paese più di qualunque altro in Europa esposto a rischi sismici ed atmosferici non ha che miserabili briciole per far fronte al dopo calamità naturale. E non esiste nessun vero piano concreto, con uomini e mezzi, per l’evacuazione preventiva. Chiaro a chi intende governare in questo scellerato modo stia enormemente sullo stomaco una ragazzina come Greta Thunberg. Adesso però, con il manifestarsi dei fenomeni che gli scienziati ed i ricercatori, a cui Greta faceva sempre riferimento, non è più possibile nascondere la realtà resa pubblica su scala mondiale dalla giovane svedese ed anche all’Assemblea generale delle Nazioni Unite qualcosa si sta movendo. Quindi, piaccia o non piaccia la signorina Greta Thunberg, il problema è e rimane il cambiamento climatico e non la simpatia. Greta può non piacere, ma non uccide nessuno. Il clima invece è in grado di sterminare una congrua parte della popolazione mondiale.
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