Ogni giorno transitano nel Mediterraneo migranti e telefonate e messaggi di parenti dei migranti scomparsi. Ci sono persone che trasmettono in Italia le foto dei giovani harragas tunisini scomparsi nel tentativo di bruciare la frontiera a bordo della barca che la notte tra il 6 ed il 7 ottobre si è rovesciata davanti Lampedusa, sperando che qualcuno gli dica che sono vivi e dove si trovano. Altre che chiedono notizie di familiari con cui hanno perso ogni contatto dopo la notizia di una prossima partenza dalla Libia. In molti casi, le scomparse sono da attribuire a naufragi fantasma. Nella disperata ricerca di notizie, i parenti degli scomparsi si imbattono in informazioni a loro poco utili, ma che svelano realtà di cui spesso rimaniamo all’oscuro.
Realtà sconcertanti, come quelle del video ricevuto da un uomo alla ricerca della sorella probabilmente inghiottita dai flutti del Mar Mediterraneo. Il video non è datato e non ha alcuna autenticazione temporale. Attentamente esaminato è però risultato attribuibile ad un periodo relativamente recente e ad una circostanza che nel Mediterraneo centrale si è verificata con frequenza negli anni. Il gommone è uno di quei lunghi tappeti su cui i trafficanti libici hanno caricato anche 150 persone e che spesso si sono sgonfiati causando stragi. Gommoni ancora utilizzati dai trafficanti libici dei distretti ad est della capitale, come Khoms e Garabulli, ed in passato anche dai trafficanti di Zuwara e Sabrata.
Nel video che abbiamo deciso di pubblicare, avvisando i lettori della crudeltà delle immagini adatte ad un pubblico adulto e consapevole, si vede un gommone carico di migranti che avvicina una nave mercantile cercando salvezza. La nave, un rimorchiatore non identificato ma del tipo a supporto delle piattaforme petrolifere, apre un portello sulla murata ma non offre una cima al gommone perché si assicuri sotto bordo. Il risultato è sconcertante. I migranti hanno paura che il gommone si allontani e quindi di non riuscire a salire sulla nave. Si accalcano l’uno sull’altro fino a cadere in mare. Il gommone si allontana dalla nave ed il mare si riempie di persone che dopo poco tempo scompaiono, come inghiottite dai flutti. A bordo c’è un marinaio che riprende con uno smartphone. Parla con loro in arabo ed a tratti in italiano. Gli si sente dire “calma, calma”, poi indica i migranti che stanno andando a fondo. Senza nome, senza che di loro si sappia nulla, scompaiono nel Mar Mediterraneo come se non fossero mai esistiti. Ma i parenti li cercano ancora. Forse li cercheranno sempre. Perché in certi casi, solo la visione della salma può far accettare loro che sono morti.
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