di Mauro Seminara
Il rimorchiatore cargo Asso Trenta è entrato nel porto siciliano di Pozzallo questa mattina dopo le 11. A bordo del cargo italiano, sorella gemella di quell’Asso Ventinove intervenuta in soccorso a migranti due settimane fa, ci sono 151 persone che Asso Trenta ha preso a bordo in acque internazionali nel corso di un soccorso di cui si quasi nulla. Inizialmente però i naufraghi salvati dalla Asso Trenta erano 155. Due donne sono state evacuate a Lampedusa insieme ai loro compagni. Il cargo in servizio supporto offshore ENI ha compiuto una deviazione ieri sera, avvicinando le coste di Lampedusa e trasbordando su motovedetta della Guardia Costiera i due casi sanitari urgenti. Poi, a differenza del precedente caso Asso 29, costretta ad una lunga attesa fino ad un trasbordo a staffetta sulla nave Diciotti, la Asso 30 si è diretta verso il porto di Pozzallo senza attendere navi della Guardia Costiera.
Asso 29 ed Asso 30, due cargo ENI di supporto logistico alla piattaforma petrolifera che si trova in acque internazionali di competenza SAR attribuita alla Libia, nel giro di due settimane si sono ritrovati in analoghe condizioni dovendo operare un soccorso in mare. Il duplice caso, oltre a sottolineare che anche in assenza di navi ONG e assetti navali da soccorso europei, i migranti partono e qualcuno deve poi decidere se omettere un soccorso o andare incontro ad assurde conseguenze, rende ancor più incisivo il messaggio lanciato venerdì da Mario Mattioli. Il presidente di Confitarma, dopo aver ricordato quante migliaia di persone sono state salvate da navi mercantili italiane negli ultimi cinque anni, ha lanciato un chiaro messaggio al Governo: “Abbiamo bisogno di precise indicazioni per i comandanti delle nostre navi, in particolare quelle impegnate costantemente nell”area mediterranea”. Mattioli, nella stessa circostanza, aveva poi aperto un tema delicato alludendo ad iniziative giudiziarie – anche penali – nei confronti degli equipaggi di navi mercantili italiane. Iniziative che secondo Mattioli “derivano proprio dalla mancanza di quelle precise indicazioni che stiamo richiedendo da tempo”.
Poco più tardi dell’alba di questa mattina, la nave Alan Kurdi, della ONG tedesca Sea Eye, manovrava per l’ingresso nel porto di Taranto che le era stato assegnato quale place of safety – il cosiddetto “porto sicuro più vicino” – dopo una settimana di attesa con a bordo i naufraghi impauriti dalle raffiche di mitragliatrice libica. Alla nave ONG, che aveva anch’essa trasbordato casi sanitari urgenti, era stato infine concesso un porto italiano come ormai da prassi: a redistribuzione con altri Stati membri UE già concordata. Mentre la Alan Kurdi completa il suo scalo a Taranto e la Asso 30, che tanto somiglia alla Ocean Viking, termina analoghe operazioni a Pozzallo, notando che è stato assegnato il porto più lontano a chi stava già in mare da una settimana, la Libia incassa il tacito rinnovo del Memorandum Italia-Libia – con annesso sostegno tecnico ed economico per parecchi milioni di euro – ed anche la conseguente tacita accettazione del “Codice di condotta” di Fayez al Serraj. E questo potrebbe essere anche in cima alle preoccupazioni di Confitarma, oltre che delle ONG.
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