L’ultimo articolo in aggiornamento alla situazione migratoria nel Mediterraneo centrale trattava l’ordine di allontanamento che la sala operativa della Marina libica aveva impartito – senza autorità – alla nave Ong Ocean Viking. La nave umanitaria delle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere aveva soccorso 95 persone in pericolo, su un gommone, a 42 miglia nord della cosa libica. La Ocean Viking aveva collaborato con la stessa sala operativa che, dopo l’ordine di allontanamento verso nord (fuori area SAR della Libia), le aveva chiesto via radio dettagli sul soccorso effettuato, ma invece che dirigere la prua verso l’Italia si era fortunatamente spostata ad est. Durante la navigazione, poco prima delle 11 di ieri, la Ocean Viking aveva incrociato altre 30 persone in pericolo. Un barchino in resina ad una trentina di miglia da Gasr Garabulli, uno dei porti di partenza usato dai trafficanti libici che negli ultimi due anni ha mietuto più vittime.
Mentre la Ocean Viking salvava 27 adulti e tre bambini tra comunicazioni con la Centrale di coordinamento della Libia e quella italiana, nel Mediterraneo aumentavano barchette e gommoni con centinaia di persone in pericolo. Alle cinque del mattino odierne, a Cala Pisana, scalo alternativo sul fianco est di Lampedusa, un barchino in legno con due motori fuoribordo è miracolosamente approdato dopo quattro giorni in mare. A bordo c’erano 73 persone, adesso al centro hotspot dell’isola, quasi tutti del Bangladesh. La barchetta (in foto) ha raggiunto Lampedusa mentre da Alarm Phone era ancora in sospeso il dubbio che un nuovo naufragio si sia consumato nel Mediterraneo centrale. La notizia lanciata dalla centrale di allarme civile, che lo stesso Alarm Phone prende con beneficio del dubbio, proviene da un pescatore che ha chiamato affermando di aver visto corpi privi di vita in mare ed un gommone sgonfio. I pescatori avrebbero salvato 30 persone e da esse pare abbiano appreso che altri 67 che si trovavano a bordo del gommone sono morte.
In un periodo dell’anno in le condizioni meteo marine nel Mediterraneo sono estremamente mutevoli e pericolose, dalla Libia vengono comunque messe in mare imbarcazioni cariche oltre ogni limite di persone che spesso non sanno neanche nuotare. Una barca sarebbe rimasta quattro giorni in mare, una avrebbe fatto naufragio con decine di vittime, un’altra ha avuto la fortuna di vedere la nave bianca con insert rossi di Open Arms giungere in soccorso. Dal gommone erano riusciti a chiamare Alarm Phone per chiedere aiuto e la centrale d’allarme aveva inoltrato la richiesta alla Centrale di coordinamento italiana ed alla Ong spagnola. Il cielo del Mediterraneo centrale era pieno di velivoli della missione europea che cercavano le barche, ma non di navi europee per il loro soccorso. Quando la Open Arms ha trovato il gommone, questa mattina all’alba, a circa 35 miglia sudest di Lampedusa, i soccorritori della Ong hanno dovuto affrontare uno scenario critico. A bordo c’erano, anche in questo caso, 73 persone di cui 69 di sesso maschile. Tra loro però anche 24 minori non accompagnati, due bambini di 3 e 4 anni, 4 donne. Inoltre, casi di shock traumatico, ustioni di secondo e terzo grado, ferite da arma da fuoco, ipotermia grave, disidratazione.
I velivoli dell’assetto europeo di sorveglianza a supporto della sedicente guardia costiera libica continuano a decollare, anche oggi, per missioni di ricognizione. Le barche giunte a destinazione, o naufragate, nelle ultime 24 ore potrebbero non essere le uniche che i trafficanti hanno messo in mare. La Open Arms si trova ancora a sud di Lampedusa, e per la Ong è già l’ora del solito valzer su porti chiusi e porti da “Sicurezza bis”. L’intervento è stato effettuato a circa 50 miglia nord di Zawia, il porto di partenza dei naufraghi ed anche quello del “comandante Bija” che controlla il traffico di migranti, come dichiarato da vari testimoni attualmente in Italia. Lampedusa, quindi l’Italia, è però il porto sicuro più vicino. La Ocean Viking ha attualmente 125 persone a bordo e naviga molto ad est di Tripoli, approssimativamente a 70 miglia nord di Sirte. Il Golfo della Sirte ricade sotto il dominio della Cirenaica comandata dal generale Khalifa Haftar e Memorandum Italia-Libia, Trattato di amicizia ed altri accordi bilaterali non hanno alcun valore con quella parte della Libia. La Cirenaica è la regione libica da cui Haftar, che il 4 aprile scorso ha dichiarato guerra a Tripoli, ha appena affermato che la diplomazia non è una possibile via d’uscita per la crisi libica e che soltanto la guerra vi può porre fine.
In attesa di aggiornamento su eventuali interventi della sedicente guardia costiera libica nelle ultime 24 ore e sullo sbarco dei 30 superstiti salvati dal peschereccio che ha poi chiamato Alarm Phone.
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