di Vittorio Alessandro
I propugnatori del carcere a vita senza scampo e i fomentatori dell’ordine nuovo trarranno argomenti freschi dalla circostanza che l’attentatore di Londra fosse un condannato per reati di terrorismo poi rilasciato in regime di semilibertà. Facendo, però, lo sforzo, a loro certamente non congeniale, di inoltrarsi nella cronaca di oggi, scopriranno che uno dei passanti che lo hanno fermato era un condannato per omicidio, anche lui in libertà vigilata.
Sono stranezze, se è poi così strano che il carcere a volte rieduchi e a volte, invece, no. Le cose della vita sono come sono e, cantava un giovane Antonello Venditti, “fanno piangere i poeti”. Il fatto è che i propugnatori del carcere a vita spesso della vita hanno capito ben poco.
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