All’arrivo della salma del generale Qasim Soleimani nella città natale iraniana di Kerman si sono radunate centinaia di migliaia di persone per assistere alle cerimonia funebre. Una sconfinata oceanica folla che è stata teatro di incidenti tra le spinte dei presenti e che ha causato 35 morti secondo l’ultimo bilancio. L’Iran vuole vendetta, e l’ayatollah Alì Khamenei la promette al popolo. La sepoltura di Soleimani è stata rinviata per i rischi causati dagli incidenti mortali tra la folla, ma la solenne promessa di Khamenei ha offerto soddisfazione al popolo iraniano. La vendetta, ha dichiarato l’ayatollah, ci sarà e sarà iraniana. Una dichiarazione pubblica che tanto sembra una richiesta ai nemici degli Stati Uniti in Medio Oriente. Un chiedere di cedere il passo alle conseguenze per l’America di Trump che dovrà assolutamente portare la firma dell’Iran.
Il segretario del Consiglio di Stato dell’Iran, Ali Shamkhani, come riportato da Farsnews, ha dato annuncio alla nazione degli effetti che gli Stati Uniti dovranno subire quale rappresaglia per l’omicidio di Soleimani. “La rappresaglia non avrà luogo in una sola operazione – ha dichiarato Shamkhani facendo fede alle dichiarazioni dell’ayatollah – perché tutte le forze di resistenza sono pronte a vendicare l’azione degli Stati Uniti”. Le affermazioni del segretario del Consiglio di Stato riguardano anche lo strumento di rappresaglia, che pare essere la stessa Quds Force di cui Qasim Soleimani era comandante. Ali Shamkhani ha però anche aperto la minaccia agli Stati Uniti con l’evidente tentativo di confondere le idee al nemico: “Tredici scenari sono stati valutati dal Consiglio di sicurezza nazionale per la vendetta dell’Iran, e anche il più debole di questi sarà un incubo storico per gli Usa”.
Il quadro complessivo è assai allarmante. La condotta degli Stati Uniti, con la sentenza ed esecuzione arbitraria di una condanna a morte su suolo straniero di un alto funzionario militare estero, ha legittimato tutta la linea di politica interna dell’Iran. Gli Stati Uniti sono stati riconosciuti formalmente terroristi dal Parlamento iraniano e la “suprema guida”, l’ayatollah, non ha smentito quanto fatto trapelare da fonti di palazzo della capitale dell’Iran alle agenzie ufficiali: “Se gli Usa non se ne andranno dal Medio Oriente per gli americani sarà un nuovo Vietnam”. Intanto Trump si era dedicato con rinomata leggerezza, o follia, a minacce all’Iran affidate a Twitter. Anche i monumenti ed i siti storici che rappresentano la storia di un antico e glorioso popolo erano stati minacciati dal presidente americano, salvo poi essere smentito dal Pentagono che si trova adesso in una condizione di estrema difficoltà. Il Congresso americano si sta infatti adoperando per togliere al presidente degli Stati Uniti l’arbitrio di altre folli decisioni, come quella dell’omicidio di Soleimani.
Commenta per primo