Come previsto dagli esperti, il virus 2019-nCoV ha raggiunto anche l’Europa ed i primi tre casi accertati sono stati registrati in Francia. In Cina intanto sale a 41 il numero delle vittime da nuovo coronavirus e le autorità sanitarie iniziano a manifestare inconcludenza prendendo contromisure contraddittorie. L’ultima decisione delle autorità di Pechino è infatti l’evacuazione delle persone che risultano non contagiate. Permangono i blocchi a treni ed aerei in partenza dalla capitale del virus di cui ancora non si conosce una cura. Nelle ultime ore sono 15 i decessi, e quella dei ricercatori adesso appare una affannosa corsa contro il tempo.
Il virus aveva già varcato i confini nazionali della Cina spostandosi in varie direzioni, dall’Australia agli Stati Uniti. Adesso viene certificato il contagio di tre persone in Francia, primi casi europei conosciuti. A darne comunicazione è il Ministero della Solidarietà e della Salute francese trasmettendo i dati al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC, agenzia dell’Unione europea) e quindi all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, agenzia delle Nazioni Unite). “Un’indagine epidemiologica approfondita su questi casi è stata immediatamente implementata; vengono contattate tutte le persone che sono state in stretto contatto con questi pazienti e riceveranno istruzioni specifiche dalle autorità sanitarie per evitare il contatto, al fine di limitare la diffusione del virus.”, spiega il Ministero francese.
Le brutte notizie però non tardano ad arrivare ed in questo caso lo sono per i ricercatori prima e per le potenziali vittime di conseguenza. In Italia ne da notizia il professor Roberto Burioni (foto a destra) che, citando un articolo pubblicato ieri su The Lancet, scrive: “Sembra possibile l’esistenza di pazienti asintomatici, che stanno bene, non hanno febbre, ma possono diffondere il coronavirus. Il che significa che la misurazione della temperatura agli aeroporti potrebbe non essere sufficiente per bloccare la diffusione della malattia. La lotta contro quest’infezione sarà più difficile del previsto.” Il coronavirus 2019-nCoV è un nuovo virus, da poco mutato in virus umano da virus animale, e sta manifestando grande capacità di adattamento alla diversa natura degli organismi ospiti. Lo sviluppo di una incubazione asintomatica, in “portatori sani”, è plausibile ma anche devastante ai fini della “esportazione” non controllata. Anche l’evacuazione da Wuhan risulta quindi una contromisura controproducente.
I dati ufficiali, diffusi ieri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ed in cui il professor Burioni ribadisce di credere poco, vedono un complessivo di 846 casi di persone contagiate, di cui 830 segnalati dalla Cina ed 11 fuori dai confini cinesi. Degli 11 casi segnalati dalle autorità di altri Stati, fuori dai confini della Cina, un dato assai rilevante risulta dal riscontro tra il numero di casi di persone che erano state a Wuhan e quello di chi non vi si era recato. Uno sugli undici non è mai entrato direttamente in contatto con la città e quindi con il focolaio virale. Si tratta di un cittadino del Vietnam che sarebbe stato contagiato da un membro della famiglia che aveva contratto il virus a Wuhan. Nell’ultimo report dell’OMS – datato 24 gennaio – si parla però di 25 decessi, mentre l’ultimo bollettino nazionale cinese vede il numero di 41 decessi ribattuto da tutte le agenzie di stampa mondiali. Quindici persone sono decedute appunto nelle ultime 24 ore. Il noto epidemiologo Burioni però, definendo come avevamo già paventato su Mediterraneo Cronaca, di impressione politica la decisione dell’OMS di non dichiarare l’emergenza internazionale malgrado buona parte del Comitato abbia discusso per due giorni sostenendone la necessità, ha scritto oggi quanto segue: “I numeri che arrivano dalla Cina non li riporto neanche: sappiate che non hanno niente a che vedere con la realtà”.
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