di Mauro Seminara
Una barca con 20 persone a bordo è stata ieri oggetto di scontri a distanza tra la centrale di allarme civile Alarm Phone e la Guardia Costiera italiana. Sulla barca, un legno di circa cinque metri, c’erano 19 uomini ed una donna che avevano lanciato una richiesta di aiuto ad Alarm Phone. Localizzato il natante in area SAR (Ricerca e Soccorso) di competenza maltese, Alarm Phone aveva inoltrato la richiesta alla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo di La Valletta. Da Malta però non era stata comunicata una operazione di soccorso navale ma solo l’invio di un velivolo per verificare la situazione. La barca, nel frattempo, con un piccolo motore fuoribordo, continuava a navigare. Superata l’area SAR maltese, la piccola imbarcazione ha raggiunto quella italiana ed infine anche le acque territoriali italiane di Lampedusa.
Alarm Phone, che mantiene il contatto telefonico con l’imbarcazione in pericolo, comunica con le autorità marittime, ma anche pubblicamente mediante Twitter. Raggiunta la fascia marittima territoriale italiana, dalla centrale di allarme telefonico parte il primo cinguettio di denuncia sul social: “La barca è in pericolo da molte ore. Le autorità sono informate dal primo pomeriggio, ma Malta si è rifiutata di mandare soccorsi nella sua zona SAR. Ora la barca è vicina alla zona SAR italiana, ma la Guardia Costiera rifiuta di intervenire“. Il tweet è stato lanciato in italiano alle 23:38 di ieri, 10 febbraio, poco dopo il lancio dello stesso tweet in inglese. La richiesta di soccorso ricevuta da Alarm Phone è stata inoltrata alle autorità marittime di Malta e dell’Italia, ma anche alla nave Ong spagnola Aita Mari, che naviga nel Mediterraneo centrale con a bordo 158 naufraghi soccorsi in due diverse operazioni. La Aita Mari, ricevuta la posizione dell’imbarcazione, mette la prua sul punto nave per soccorrerla.
Mancano poco più di una decina di minuti all’una di notte, e da Alarm Phone parte una seconda gravissima denuncia pubblica a mezzo Twitter. Secondo quanto riferito dalla centrale d’allarme civile, che denuncia quanto avrebbe asserito uno dei naufraghi a bardo del barchino, una telefonata in italiano avrebbe invitato le persone a bordo a dirigersi altrove: “Dopo oltre 28 ore in mare la barca ha raggiunto la SAR italiana ma l’Italia non manda soccorsi. Le persone a bordo dicono che un uomo che parlava italiano le ha chiamate dicendo di cambiare direzione!“. Alla gravissima denuncia, che si spera verrà verificata con tutti i dovuti riscontri, Alarm Phone aggiunge una pesante chiosa taggando la Guardia Costiera italiana: “Guardia Costiera: state rischiando un altro naufragio al largo di Lampedusa!”. Il riferimento è chiaramente al naufragio che si è consumato la notte tra il 6 ed il 7 ottobre dello scorso anno ed a quello occorso circa un mese e mezzo dopo, il 23 novembre. Entrambi tragedie costate decine di vite umane.
All’ora del tweet di Alarm Phone però la Guardia Costiera non stava con le mani in mano. Fuori, ad ormeggi vacanti, risultavano due motovedette: una SAR della Guardia Costiera ed una motovedetta veloce della Guardia di Finanza. La barca con i venti migranti si trovava intanto già in acque territoriali a sudest di Lampedusa ed a meno di dieci miglia nautiche c’era già la Aita Mari che, all’offerta di intervento pare essersi sentita rispondere dall’autorità marittima che non era necessario. In effetti, la motovedetta SAR CP-324 della Guardia Costiera ha fatto il suo ingresso in porto a Lampedusa alle due di notte. Quindi era presumibilmente già sul posto quando Alarm Phone denunciava l’omissione di soccorso. Una denuncia motivata dal fatto che mentre la Guardia Costiera operava, o si accingeva a farlo, dalla Centrale di Coordinamento non veniva comunicato alcun intervento SAR ad Alarm Phone. Intervento che avveniva mentre sul posto era quasi giunta la Aita Mari che, nel frattempo aveva fatto ingresso in acque territoriali italiane a sudest di Lampedusa.
La Aita Mari, con 158 naufraghi a bordo, ha dovuto lasciare le acque territoriali italiane virando in direzione sudovest mentre la SAR CP-324 entrava in porto a Lampedusa. Circa tre quarti d’ora più tardi arrivava al Molo Favarolo di Lampedusa anche la piccola motovedetta della Guardia di Finanza con il barchino in legno guidato da militari delle Fiamme Gialle. Probabilmente l’accusa indirizzata alla Guardia Costiera da chi aveva comunicato la presenza e la posizione del natante in pericolo non sarebbe partita se l’autorità marittima avesse semplicemente aggiornato la centrale d’allarme civile sull’operazione SAR già avviata. Una semplice rassicurazione per chi seguiva telefonicamente la sorte della barca e dei suoi passeggeri e che ha poi perso il contatto. Interruzione dovuta all’evento SAR in corso d’opera da parte della Guardia Costiera. Poco dopo l’arrivo in porto della CP-324 con i venti naufraghi a bordo, chi scrive ha lanciato un tweet personale annunciando lo sbarco dei 19 uomini e della donna soccorsi dalla Guardia Costiera e che questi potevano essere gli stessi fino a poco prima monitorati dalla centrale d’allarme civile. Alarm Phone, pochi minuti dopo, ne lanciava un altro accusando la Guardia Costiera di non aver comunicato l’avvenuto soccorso. Alle 02:52 di questa notte, Alarm Phone pubblicava il seguente tweet: “Abbiamo perso i contatti con la barca. Secondo alcuni giornalisti che si trovano a Lampedusa, la barca è stata – ipotesi divenuta certezza per Alarm Phone – soccorsa dalle autorità italiane, ma la Guardia Costiera si rifiuta di comunicare con Alarm Phone e di confermare il soccorso“.
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