Ce l’abbiamo fatta

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di Vittorio Alessandro

A Parlamento chiuso, e senza nemmeno la firma del presidente del Consiglio, il decreto De Micheli “sicurezza ter” ribadisce e rafforza la logica dei precedenti, prevedendo misure di contenimento degli arrivi non a terra ma in mare, dove non salvare significa lasciare che la gente muoia. Dice la norma, in sostanza, che i nostri porti sono chiusi alle persone salvate dalle navi Ong, e fuori dalla zona SAR italiana: per questi casi, e solo per questi, il nostro territorio è dichiarato (mai era successo) non sicuro a norma dei trattati internazionali del mare.

La forza dirompente di tale direttiva è stata accolta da un sostanziale silenzio. Certo, in altri tempi essa sarebbe stata accompagnata da accorati appelli alla difesa dei sacri confini, da ostentazioni sacre, da ingiurie alle Ong, e via twittando. Lo stile cambiato induce, forse, a non recriminare sparando titoli in prima pagina: del resto, i salotti per bene sono chiusi e i comici in tv hanno poco da far ridere.

Tout va très bien, Madame la Marquise, purché la nuova norma sia accompagnata dall’inno di Mameli e da un commovente “ce la faremo”. Qualcuno penserà, anzi, che alla fine ce l’abbiamo fatta.

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Ammiraglio in congedo, è stato a lungo responsabile della comunicazione della Guardia costiera e del reparto ambientale delle Capitanerie. Ha curato l’informazione istituzionale in occasione delle migrazioni via mare nel 2011 e del sinistro della Costa Concordia nel 2012; ha guidato la missione ambientale italiana Bahar in Libano nel 2006. Dal 2012 al 2017 ha presieduto il Parco Nazionale e l’Area marina protetta delle Cinque Terre. Nel 2014 ha pubblicato “Puntonave” (Mursia editore) e dal 2012 cura l’omonima pagina su Facebook.

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