di Mauro Seminara
Dopo cinque giorni dal suo intervento SAR (ricerca e soccorso) la barca fantasma maltese torna a dare segnali della propria esistenza dal buco nero in cui gli Stati del sud Europa l’hanno relegata. Dopo l’evacuazione medica urgente della sera del 17 maggio – circa 24 ore dopo il soccorso – di una donna in gravidanza e del marito poi imbarcato sulla nave da quarantena Moby Zazà
Dalla barca fantasma che adesso ha anche un nome, ferma ad affrontare il mare in burrasca vicino Lampedusa dalla notte tra sabato e domenica appena trascorsi, la Guardia Costiera ha evacuato una donna di etnia subsahariana in stato di gravidanza ma – da prime informazioni apprese – con anche altri sintomi che potrebbero far temere che la vita che ha in grembo. La donna è stata soccorsa a circa 30 miglia sud di Lampedusa dalla Tremar e da quella notte è rimasta a bordo nelle condizioni in cui un peschereccio può affrontare giorni di accoglienza di circa 60 persone. Questo sarebbe il numero, approssimativo, dei naufraghi alienati sul peschereccio maltese che da cinque giorni attende un place of safety (un luogo sicuro di sbarco per i naufraghi) che nessuno gli concede. L’Italia è la più vicina e, proprio in vista della burrasca che ha attraversato il Mediterraneo centrale, era in dovere morale, oltre che civile, di concedere il place of safety oppure almeno autorizzare l’ingresso in acque territoriali per ripararsi dal mare forza 7 come è stato concesso a due tonnare tunisine negli stessi giorni.
Ma si sa che anche in sede europea i tonni valgono più dei “migranti”, cioè degli esseri umani che arrivano disperati dal nord Africa. Già resa nota la lettera di messa in mora per sanzione che la Commissione europea ha inviato a Malta per beghe di mercato sui tonni rossi allevati e pescati dall’isola-Stato. Nessuna nota invece riguarda l’isolamento sine die sui piccoli ed inadeguati battelli della flottiglia turistica Captain Morgan, dove ci sono circa 160 persone – stando alle cronache locali maltesi – abbandonate in acque internazionali senza servizi e senza un letto. Alcune di queste persone, quelle sulla “Europa II” attendono la fine di una sorta di “sequestro a fini ricattatori” da oltre venti giorni. Malta non intende farli sbarcare fino a quando l’Unione europea non cede sulle ripartizioni tra Stati membri. La stessa Unione europea che sui tonni rossi batte il pugno sul tavolo ma sugli esseri umani dichiara di stare offrendo “assistenza” a Malta. Nessuna parola invece riesce ad oltrepassare la sfera di omertoso silenzio sul peschereccio fantasma maltese, il Tremar, che da cinque giorni si trova vicino Lampedusa con circa 60 persone a bordo. Questo, essendo appunto fantasma, anche invisibile all’AIS (sistema di identificazione automatica), è come se non ci fosse e di questo nessuno deve parlare. Silenzio ad oltranza infatti anche da parte degli uffici relazioni esterne di corpi e agenzie interessati.
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