L’igiene orale? Necessaria fin dal primo dentino

di Maurizio Maria Fossati - "Benessere è Salute" rubrica a cura della dottoressa Franca Regina Parizzi

di Maurizio Maria Fossati

giornalista Unamsi (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione)

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato l’importanza delle norme basilari di igiene personale, come, per esempio, il lavarsi molto bene le mani. L’igiene gioca un ruolo fondamentale per la salute e il benessere di ogni persona. E l’igiene orale è la prima regola da osservare per avere un bel sorriso sano.

Ma quando dobbiamo cominciare a occuparci della salute dei nostri denti?

L’igiene orale deve già cominciare dal neonato, dopo ogni poppata, per rimuovere i residui di latte – afferma Elisabetta Polizzi, responsabile del reparto di Igiene orale del dipartimento di Odontostomatologia (diretto dal professor Enrico Gherlone) dell’Ospedale San Raffaele di Milano –. I denti sani nascono da gengive sane”,

“La placca – spiega – è una pellicola di batteri che va sempre rimossa perché i germi che troviamo sul palato sono gli stessi che si formano sui denti in eruzione. Per farlo basta strofinare leggermente le gengive con una garza sterile almeno 2 volte al giorno“.

E col passare dei mesi?

Con la comparsa di tutti i dentini da latte e il miglioramento delle capacità motorie del piccolo, i genitori potranno insegnare al bambino l’uso corretto dello spazzolino”. 

Ma attenzione – sottolinea Gualtiero Mandelli, specialista in odontoiatria, ortognatodonzia e pediatra – per prenderci cura dei dentini dobbiamo anche evitare le cattive abitudini, prima fra tutte lasciare dormire il bimbo attaccato al biberon. Il latte, infatti, o qualunque altro liquido dolce che coli in bocca, favorisce la moltiplicazione  dei batteri responsabili della carie. Nei bimbi con questa abitudine, la carie è molto diffusa: si parla infatti di carie da biberon”.

Mai trascurare i denti da latte

Ma è importante la cura dei dentini da latte?

I denti da latte, soprattutto quelli posteriori – precisa il dottor Mandelli -, sono fondamentali per un corretto sviluppo non solo della masticazione, ma anche della morfologia del viso dei nostri bambini. Sono infatti responsabili del mantenimento degli spazi per i futuri denti permanenti e collaborano allo sviluppo della faccia e dei mascellari, influenzandone l’accrescimento e la forma”.

Alcuni bambini devono mettere il cosiddetto “apparecchio”. Come ci si deve comportare per l’igiene?

Se l’apparecchio è rimovibile, come quelli per guidare la crescita o gli allineatori – dice Giorgio Gastaldi, direttore della Scuola di specializzazione in Ortognatodonzia all’università Vita-Salute, San Raffaele di Milano -, basterà togliere l’allineatore e procedere con le solite procedure di igiene. Se l’apparecchio è fisso, dobbiamo essere più scrupolosi e usare spazzolino e scovolino anche 4 volte al giorno (dopo colazione, pasto, merenda e cena) poiché la presenza di attacchi ortodontici (placchette o bracket) e fili metallici offre numerosi siti di ritenzione per la placca batterica e quindi un maggior rischio di gengiviti. Anche le visite di controllo dovrebbero essere più frequenti”.

E nel caso si indossi un bite notturno per prevenire l’usura dentaria causata dal bruxismo?

Il bite dovrà essere scrupolosamente disinfettato prima e dopo l’applicazione”.

Da grandi, attenti alle infiammazioni

Se nel bambino l’igiene orale deve prevenire la carie, nell’adulto assume un ruolo fondamentale la prevenzione e la cura della malattia parodontale, un’infiammazione cronica che causa la perdita del tessuto osseo che sostiene il dente.

Ma, come mantenere una bocca in salute se si hanno degli impianti?

La più frequente causa di fallimento di un impianto è data dall’infiammazione della gengiva (perimplantite). I sintomi sono quelli di un’infezione: arrossamento, gonfiore, essudato. Il trattamento della perimplantite consiste nell’eliminare l’infezione, riducendo la carica batterica, così come avviene con la parodontite. Si impiegano antisettici, antibiotici locali o sistemici e procedure chirurgiche”.

Alito pesante? Colpa di cibo e batteri

La bocca è sede di batteri, ma perché alcuni di questi generano un alito così cattivo da risultare insopportabile? Lo chiediamo a Silvio Abati, responsabile dell’Area dipartimentale di Medicina e Patologia Orale dell’università Vita-Salute, San Raffaele, di Milano.

L’alitosi, cioè l’alito cattivo, è un disturbo molto fastidioso e frequente che ha enormi implicazioni per la sfera emotiva di chi ne è affetto. Le ricerche scientifiche più recenti hanno dimostrato che le cause di questo disturbo hanno origine prevalentemente nella bocca: l’alitosi, infatti, è provocata nella maggior parte dei casi dalla presenza nel cavo orale di batteri in grado di metabolizzare residui alimentari e cellulari producendo sostanze volatili che contengono zolfo (i cosiddetti VSC) che sono i principali responsabili dell’odore cattivo dell’alito. Il digiuno prolungato, il riposo notturno o la bocca troppo asciutta aumentano queste attività metaboliche “alitogene” dei microbi”.

Come combattere l’alitosi

Come si formano e come si possono combattere i batteri ‘cattivi’?

I microbi maggiormente attivi nella produzione di composti volatili dall’odore sgradevole appartengono alle specie cosiddette ‘anaerobie’, e vivono preferibilmente in aree meno esposte al contatto con l’aria: le cripte delle tonsille, la parte più profonda dei solchi tra gengiva e denti, la parte posteriore del dorso della lingua. E’ proprio in questa sede che la patina della lingua può divenire più spessa per scarsa attenzione all’igiene orale e secchezza patologica della bocca, e accogliere questi microbi che crescono più del dovuto”.

Quali cibi possono incrementare il problema dell’alito cattivo?

Alcuni cibi, notoriamente ben conosciuti: l’aglio, le cipolle, i porri e alcune crucifere (cavoli, broccoli). In questi casi, però, il meccanismo è legato alla loro digestione e al metabolismo. I cibi, invece, che possono aumentare la produzione di composti dall’odore sgradevole nel cavo orale sono quelli ricchi in proteine, in particolare di origine animale, perché contengono zolfo utilizzato dai batteri alitogeni ‘cattivi’ per produrre VSC”.

Come possiamo correre ai ripari?

Le regole principali per controllare l’alito cattivo sono: non fumare, praticare una ottima igiene orale (compreso lo spazzolamento delicato della lingua), tenere alla larga i cibi alitogeni (aglio, cipolle, porri, spezie forti), non saltare i pasti rimanendo a digiuno per troppo tempo, bere adeguatamente, prevenire e curare prontamente le malattie di denti e gengive”.

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Milanese, giornalista professionista, divulgatore scientifico e scrittore. Dopo l’università (ingegneria), spinto dalla passione per il mare e l'immersione subacquea, entra nella redazione di «Vela e Motore» per poi passare alla Mursia. Nell’85 è a «Le Scienze», edizione italiana di «Scientific American». Nel '91 passa a “Il Giorno” dove è responsabile delle pagine e degli inserti di Scienza e Salute e dove è a capo della redazione “Il Giorno-Metropoli”. Oggi si occupa di Salute sulle pagine di QN (Quotidiano Nazionale) e modera convegni medici. E' docente in corsi di formazione continua per giornalisti dell’Ordine Nazionale Giornalisti. Già vicepresidente di UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica d'Informazione), di cui oggi è probo-viro, è anche giornalista UGIS (Unione Giornalisti Scientifici Italiani). Coautore del libro di medicina narrativa “Parole che curano. L’empatia come buona medicina. Storie di malati, familiari e curanti”, Publiediting, del volume “Comunicare la Salute”, testo UNAMSI per corsi universitari di comunicazione giornalistica per medici e ricercatori. Autore di “Immersione subacquea, in apnea e con le bombole”, De Vecchi, e coautore di “Dieci x dieci, le cento meraviglie del mare”, edito da Touring Club Italiano-Gist. Per Morellini ha pubblicato nel 2019 “Perché? Oltre 100 quiz per svelare le curiosità della scienza”, e nel 2020 “Perché? Ambiente. Oltre 100 quiz per salvare il Pianeta”.

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