di Mauro Seminara
Le condizioni meteo non erano più favorevoli, come nei giorni precedenti, e gli scafi su cui fanno salire le persone non sono mai affidabili. Malgrado le premesse, in Libia sono state imbarcate delle persone su un natante che dopo aver percorso breve distanza dalla costa di Tripoli è naufragato. Si tratta del secondo naufragio in una settimana, se si conta soltanto la Libia. Il terzo naufragio da inizio giugno se si aggiunge quello al largo della Tunisia. Tre naufragi in un mese, ma sono soltanto quelli conosciuti. Il silenzio istituzionale non permette di sapere quanti altri cadaveri sta accogliendo il Mar Mediterraneo. Nessuna nota viene resa pubblica dall’agenzia europea Frontex, né dalle autorità nazionali che ormai hanno ben collaudato i “soccorsi” ed i respingimenti per procura.
La notizia del nuovo disastro è stata data dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) che opera in Libia, con tutte le limitazioni del caso. Tra i limiti imposti alle agenzie delle Nazioni Unite ci sono anche le mancanti autorizzazioni per l’accesso ai centri di detenzione per migranti “non governativi”. L’esternalizzazione di soccorsi e respingimenti siglata dai Paesi europei ha infatti come partner uno Stato in guerra che esternalizza la detenzione dei migranti presso prigioni private nelle quali è impossibile verificare che vengano rispettati i diritti umani. Spesso questi lager vengono gestiti dagli stessi trafficanti che poi maltrattano i migranti a fini estorsivi o li vendono a milizie ed altri trafficanti. In uno di questo centri di detenzione privata sono stati condotti i superstiti del naufragio di questa mattina.
Le informazioni sul naufragio sono pochissime, ed anche l’OIM stenta ad averne ulteriori. Fonte OIM, Radio Radicale ha anticipato con due ulteriori dettagli circa il numero dei superstiti e delle vittime certe. Sono infatti 19 le persone che dopo il soccorso sono state condotte in un centro di detenzione non governativo, come già era accaduto per i superstiti del naufragio del 13 giugno. Tre invece sono i corpi delle vittime recuperati, come si evince dalla foto in apertura. Via Radio Radicale anche l’area in cui sarebbe avvenuto il naufragio: a nord di Zawiya. Anche in questo caso, con il recupero dei cadaveri ed il trasferimento dei superstiti in un lager privato, il naufragio parrebbe essersi consumato a poche miglia dalla costa, in acque territoriali libiche. L’episodio, ennesimo a riempire la fossa comune liquida del Mediterraneo, conferma tristemente che in Libia nulla è cambiato per il rispetto dei diritti umani, per la lotta al traffico di migranti, per il controllo delle coste e per la capacità di far fronte alla responsabilità che l’area SAR più vasta del Mediterraneo prevede.
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