di Mauro Seminara
Il mito propagandistico del fattore di attrazione, il “pull factor” di cui spesso si sente parlare quando il dibattito si sposta sui soccorsi in mare, crolla definitivamente di fronte al flusso migratorio che dalla Tunisia vede partire ogni giorno un centinaio di migranti nordafricani. Ieri, dopo il quarto sbarco a Lampedusa, di cui abbiamo dato notizia, sull’isola sono arrivate altre due volte le motovedette della Guardia Costiera cariche di harragas nordafricani.
La presenza di barchini tunisini in acque territoriali era tale da permettere ai guardacoste di raggruppare le persone a bordo prima di entrare in porto per lo sbarco. Alle 20:30 è infatti approdata al molo Favarolo una SAR classe 300 della Guardia Costiera con 32 migranti di nazionalità tunisina. Giusto il tempo di liberare l’ormeggio e una seconda motovedetta dello stesso tipo ha lanciato le cime alle bitte del molo militarizzato per far sbarcare 21 persone migranti divise a bordo in un gruppo di 14 ed un altro di 7 (foto sotto).
Alle 21:30 erano già una decina le barche su cui erano intervenute le motovedette ed il totale delle persone sbarcate a Lampedusa circa cento. Un numero importante, sia nell’ottica dei continui interventi sotto costa operati dalle motovedette costrette al viavai in entrata ed uscita dal porto, ma anche per il flusso di accessi e trasferimenti dal centro di prima accoglienza che questa notte è arrivato ad ospitare circa il triplo delle persone che potrebbe accogliere.
Alle barche intercettate in mare si sono poi aggiunti gli arrivi a terra, con sbarchi autonomi rivelati dalla presenza degli stessi migranti che a Lampedusa non possono sfuggire ad una segnalazione e quindi all’intervento delle forze dell’ordine. Sono stati rintracciati a terra 27 migranti approdati in completa autonomia a Lampedusa in due diversi eventi, uno di 19 persone e l’altro di 8. Questi ultimi due eventi sono avvenuti dopo mezzanotte, quindi già in statistica registrata con data 1 luglio.
La mattina di Lampedusa è iniziata con altri tre eventi, uno dei quali relativo ad una malconcia barca di resina, bianca, di piccole dimensioni, con a bordo dei disabili (Sotto la foto delle barche dei due sbarchi autonomi). Il numero complessivo dei migranti imbarcati era di 7 persone. A questo, sempre alle prime luci si aggiungono poi una barca con 5 migranti ed infine una con 8 fermata dalla Guardia Costiera che li ha presi a bordo per sbarcarli al molo Favarolo. In 24 ore, con beneficio di errore, sono arrivate a Lampedusa circa 15 barche per oltre 150 persone. Tutte partite dalla Tunisia e tutti migranti di nazionalità tunisina.
La rotta dei migranti tunisini viene sorvolata costantemente dai velivoli da ricognizione in assetto Frontex, ma non è un tratto di mare in cui operano navi Ong, navi della Marina Militare, di operazioni internazionali come quella sulla vigilanza dell’embargo sulle armi in Libia denominata “IRINI”. Dalla Tunisia a Lampedusa, o anche alla costa siciliana, non c’è alcun fattore di attrazione oltre quello della possibilità di compiere la traversata, con una distanza che varia tra le 80 e le 120 miglia secondo il porto tunisino di partenza. Eppure, proprio la rotta tunisina è quella che adesso sta mettendo in evidente difficoltà la gestione italiana dei flussi migratori irregolari. Paradossalmente, la dove stanno operando le criminalizzate Organizzazioni non governative, i migranti salvati dal mare vedono dei porti di sbarco sicuri e controllati, la possibilità di gestire un periodo di isolamento per l’emergenza sanitaria Covid-19 ed in generale l’identificazione e la procedura di reciproca garanzia – per i migranti, potenziali richiedenti asilo, ed anche per il Paese che li accoglie – a differenza degli sbarchi autonomi a volte “fantasma”.
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