Palermo, trasbordo in rada per “Sea Watch 4” su nave “Allegra” – FOTO

La nave Ong "Sea Watch 4" ha raggiunto la nuova nave quarantena del Governo "Allegra" ed i 353 migranti sono stati trasbordati in rada a mezzo miglio dalla costa. In porto a Pozzallo la cargo "Asso 29" che aveva soccorso 18 persone superstiti di un naufragio a nord di Sabrata, Libia. La nave mercantile "Etienne" con i 27 naufraghi soccorsi a inizio agosto attende ancora al largo di La Valletta un porto di sbarco

Un momento del trasbordo in rada a Palermo tra la Sea Watch 4 e la GNV Allegra il 2 settembre 2020

di Mauro Seminara

Sembra esserci dell’umorismo nero dietro l’affidamento di appalto per il servizio di “nave quarantena” alle motonavi con allegri disegni Looney Tunes sulla fiancata o nomi come quello dell’ultima entrata ufficialmente in servizio oggi: “Allegra”. Le navi, simpatiche, colorate o “allegre” sono però luogo di contenimento per migranti negativi al Covid-19 – con tampone già fatto – e anche positivi.

Alle 13:30 circa la nave Ong “Sea Watch 4” ha raggiunto la “Allegra” a poco più di mezzo miglio dal grande bacino del cantiere navale di Palermo. Il trasferimento dei 353 migranti che si trovavano a bordo della Ong, iniziato all’incirca un’ora dopo, al completamento della delicata manovra di abbordaggio tra le due navi, si è quindi svolto in modalità trasbordo in mare.

Nel primo caso, verificatosi proprio a Palermo con il trasbordo dalla nave Ong “Alan Kurdi” alla prima nave quarantena “Raffaele Rubattino”, il giorno seguente replicato con il trasbordo dalla nave Ong “Aita Mari”, alle due imbarcazioni soccorritrici era stata imposta la quarantena in rada – pur battendo bandiera straniera e senza verificare l’intenzione di fermarsi in Italia – ed al termine dei 14 giorni erano state entrambe invitate in porto per una ispezioni cui era conseguito il fermo amministrativo. Nessuna delle due navi, una tedesca ed una spagnola, hanno più ripreso il mare per missioni di soccorso. La Alan Kurdi, inoltre, è già certo che non lo farà. La Ong tedesca Sea Eye ha infatti comunicato che tornerà in mare con una nuova nave che avrà il nome di “Ghalib Kurdi”, fratello maggiore anch’esso defunto del piccolo Alan.

La Sea Watch 4 aveva a bordo 353 persone all’arrivo nel porto di Palermo. Di queste, 202 erano a bordo perché soccorse dalla stessa nave gestita dalla Ong tedesca Sea Watch e da Medici Senza Frontiere, fino allo sbarco a Lampedusa per emergenza sanitaria. Gli altri 152 erano invece naufraghi soccorsi dalla motovedetta civile “Louise Michel” che ha poi dichiarato l’emergenza per sovraccarico e rischi di manovrabilità. La Louise Michel aveva soccorso oltre duecento persone ed aveva anche preso a bordo un cadavere di un giovane migrante di 22 anni che è stato poi trasferito a Lampedusa dalla Guardia Costiera, intervenuta l’indomani della richiesta di soccorso da parte della motovedetta Ong e per trasbordare soltanto 49 persone ed il corpo della vittima.

A Lampedusa erano sbarcate così soltanto le persone più vulnerabili: donne, bambini, i pochi uomini di nucleo familiare che accompagnavano mogli e figli ed il cadavere. Dal giorno della evacuazione medica urgente della Sea Watch 4 a Lampedusa, il 26 agosto, la nave tedesca attendeva un place of safety (un porto sicuro di sbarco) che non arrivava. Nel frattempo era tornata a sud, dalla posizione di attesa vicino alla costa sud della Sicilia, per aiutare la motovedetta Louise Michel che nessuna autorità nazionale intendeva soccorrere. Ieri, dopo oltre una settimana dal primo soccorso, alla Sea Watch 4 è stato comunicato di recarsi a Palermo per il trasbordo sulla nave quarantena Allegra.

Nel porto di Pozzallo, nella provincia di Ragusa, sudest della Sicilia, c’è la nave cargo “Asso 29” che questa mattina è entrata in porto su indicazione dello Stato di bandiera – l’Italia – per far sbarcare 18 naufraghi fortunatamente vivi, ma di un naufragio che ha riguardato 21 persone. Tre di queste sono ufficialmente disperse, mentre i 18 salvati dal cargo che fornisce servizio logistico alle piattaforme petrolifere erano già in mare all’arrivo dei soccorritori. Unici soccorritori di un piccolo natante in pericolo che si è poi di fatto rovesciato ancora prima di arrivare alle offshore petrolifere che distano poco più di 50 miglia da Sabrata. Già per precedenti analoghe circostanze, pur essendo i cargo di servizio logistico delle piattaforme petrolifere le uniche unità navali disponibili in zona per la Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo che le impiega in evento SAR, quindi con inconfutabile frequenza, per questo genere di nave soccorritrice sono state bypassate procedure di quarantena, di ispezioni della Direzione marittima in ossequio del Memorandum di Parigi e qualunque altra “noia” per l’armatore e di conseguenza per l’ENI, compagnia petrolifera nazionale.

Diversa la sorte per la nave mercantile “Etienne”, la cui disavventura è ormai motivo di vergogna per l’Unione europea intera che nulla sta facendo per far sbarcare i 27 naufraghi che ha a bordo dal 5 agosto. Il mercantile si trova a 13 miglia dal porto di La Valletta, place of safety (luogo sicuro di sbarco) per competenza e distanza dall’area in cui è stato effettuato il salvataggio. Da 28 giorni ci sono 27 esseri umani costretti come animali su una nave cargo che non è fatta per fornire alloggi ed assistenza oltre che non disporre di scorte di acqua e viveri per una così lungo periodo di presenza ospiti. Da 28 giorni inoltre c’è un equipaggio, quello della compagnia Maersk di cui è parte della flotta la “Etienne”, sequestrato a causa di un salvataggio di vite umane che per l’Unione europea, Malta e Italia porti più vicini, forse non dovevano essere salvate. Infine c’é la nave della Guardia Costiera “CP-940 Dattilo”, che dopo l’impiego straordinario per alleggerire la situazione di sovraffollamento centro di prima accoglienza di Lampedusa è arrivata a Porto Empedocle ma ad attenderla non c’erano pullman. Una modesta evacuazione dalla maggiore delle Pelagie, ma per la quale, dall’altra parte del mare, non c’era niente di pronto. Un vuoto organizzativo in perfetta linea con quello generale dei Ministeri degli Interni e dei Trasporti.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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