di Mauro Seminara
Sicuramente i nostri “vecchi” lettori si saranno accorti del rallentamento di Mediterraneo Cronaca come i nuovi followers dei nostri account social si saranno chiesti quale sia davvero la nostra frequenza di pubblicazione. Per rispondere al quesito pubblichiamo oggi queste righe, firmate dal direttore di Mediterraneo Cronaca che si vede così concesso il piacere di informarvi su cosa bolle in pentola.
Tra i diritti cui abbiamo dato grande attenzione, informando anche quando la notizia sembrava oscurata di fronte all’interesse nazionale, c’é sicuramente quello che abbiamo documentato sulla pagina Osservatorio Migrazioni. Migrazione troppo spesso vista unicamente come un insieme che si affronta soltanto con l’impersonale numero di individui che arrivano nel nostro Paese e quasi mai come diritto morale e giuridico di un individuo in carne ed ossa e con la sua vita e la sua storia sulle spalle. Si emigra per lasciare un luogo invivibile o per coronare un sogno, per sopravvivere o per migliorarsi. Si viaggia perché migliorare la propria vita permette di migliorare se stessi, e migliorare se stessi equivale a contribuire individualmente al miglioramento della società. Anche se ormai tutto è stato comodamente racchiuso nella distinzione tra chi “fugge da una guerra” per cui si deve abbozzare malgrado tutto e chi è “solo” un “migrante economico” e pertanto si deve cacciare via subito, il diritto alla migrazione è un inalienabile diritto umano e per questa ragione deve esserlo definitivamente anche un diritto giuridico per il mondo intero.
Svariati anni addietro, chi vi scrive ha lasciato la Sicilia per la Toscana, poi la Toscana per Lampedusa, dove qualche anno dopo nacque Mediterraneo Cronaca. Anche se a corto raggio, un migrante. Le origini invece, quelle più lontane nel tempo, qualche generazione addietro, pare siano di migranti turchi con una contaminazione greca nell’albero genealogico. Probabilmente in quegli stesso periodo in cui migravo fino a Lampedusa un mio coetaneo nato e cresciuto in Tunisia veniva in Italia, passando da Lampedusa, per migliorare la propria professione di barman da poco intrapresa per via dello sviluppo turistico tunisino di quegli anni, e magari una ragazza della Nigeria provava a raggiungere un Paese in cui poter studiare e vivere una vita emancipata. Adesso a migrare per analoghe ragioni è Mediterraneo Cronaca, che dopo la sua ideazione, la sua realizzazione e la sua crescita, tutto con base a Lampedusa, si sposta a Palermo per migliorarsi seguendo il percorso che era stato tracciato già nel 2017, l’anno della sua nascita in rete.
Lampedusa non verrà abbandonata e rimarrà il nostro – quindi il vostro – primo avamposto. Il primo punto di corrispondenza di una piccola ma motivata redazione che adesso intende crescere ed evolversi. Per questo abbiamo scelto Palermo dovendo costituire un quartier generale. Per questo abbiamo scelto la Porta d’Europa di Lampedusa e la Cattedrale di Palermo nella foto di copertina: perché la Porta è quella di scalo per i migranti del Mediterraneo centrale nel corso dei secoli e la cattedrale di Palermo, con le sue ristrutturazioni e conversioni religiose, è la prova della multiculturalità storica della città. Il parziale blackout che seguirà, disagio per i lettori che durerà ancora qualche settimana tra giorni di rallentamento, pubblicazioni a singhiozzo ed anche mancato aggiornamento, è quindi dovuto al viaggio che fisicamente stiamo intraprendendo per una migrazione necessaria all’ampliamento di un prodotto – più completo ma non di minor qualità – che intendiamo offrirvi in un futuro ormai prossimo.
Vi invito quindi ad avere ancora un po’ di pazienza, e magari anche a sostenerci in questo momento non facile. Fare informazione libera, senza partiti e senza padroni, significa anche farlo senza le risorse economiche di editori milionari che sostengono anche le spese di migrazioni e traslochi. I nostri editori siete voi, e se intendete sostenerci sappiate che a volte basta anche solo un caffè occasionale che ci potete offrire cliccando sotto questo editoriale sul simbolo PayPal.
Mauro Seminara
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