di Mauro Seminara
La nave Ong che tra il 21 ed il 22 gennaio aveva soccorso 374 naufraghi, di cui una evacuata a Lampedusa per precauzione dovuta al suo ottavo mese di gravidanza, arriverà alle nove di domani, 25 gennaio, davanti il porto di Augusta dove si trova già la nave quarantena SNAV Adriatico. Questa mattina la nave del gruppo GNV aveva fatto un salto in direzione Mar Ionio, forse per “prepararsi” a quanto con buona probabilità era già stato predisposto nelle segrete stanze romane in cui si decide quanto dei naufraghi debbano ancora soffrire prima di toccare un porto sicuro. La nave della Ong internazionale SOS Mediterranee intanto si trovava ad ovest di Malta in attesa di ufficialità dell’assegnazione di un porto in cui dirigersi. In plancia la rotta pare sia stata ricevuta già prima delle 17 di oggi, ma lo sblocco della condizione di stallo cui era stata costretta la nave non toglie la farraginosa scelta del porto e le difficoltà cui sono stati sottoposti equipaggio e naufraghi. La Ocean Viking ha infatti navigato, dopo essersi allontanata da Lampedusa, verso Malta, quindi in direzione di Augusta, cioè sulla costa est della Sicilia che è attualmente l’unica area riparata dalla perturbazione che sta interessando il Mediterraneo centrale ed anche il Mar Tirreno.
La nave di SOS Mediterranee ha quindi attraversato parte della burrasca e dovrà adesso navigare attraverso il Canale di Sicilia, la dove le onde sono attualmente di circa due metri e mezzo. A bordo non ci sono croceristi costretti in confortevoli cabine ma naufraghi sul ponte di una nave soccorritrice che si era già avvicinata a Lampedusa per una evacuazione medica. Delle due navi quarantena operative, una si trova tra l’altro proprio a Lampedusa. Si tratta della nave GNV “Rhapsody”, che al momento è anche vuota e staziona da giorni nelle immediate vicinanze della maggiore delle Pelagie. La SNAV Adriatico invece ha uno svantaggio per la Ocean Viking – la distanza – ma un vantaggio per la logica del non mostrare ciò che il razzismo dell’estrema destra italiana potrebbe fortemente criticare: il porto militare inaccessibile alla stampa.
Per la nave Ong, malgrado tutti i paletti che vedono vigenti gli smussati “decreti sicurezza”, il decreto dei “porti chiusi” del 7 aprile 2020 e tutte le resistenze sull’assunzione di coordinamento di eventi SAR (ricerca e soccorso) operati in acque internazionali le cui competenze sono della Libia – non si sa quale parte – o al massimo di Malta, se molto più a nord di quelli operati da Ocean Viking in questa missione, l’Italia ha anche questa volta dovuto rispettare il diritto internazionale concedendo un luogo sicuro di sbarco alla nave che ha soccorso 374 persone che probabilmente avranno tutte diritto di formulare una richiesta di protezione internazionale.
La propaganda xenofoba anti-migranti è già partita da quella destra italiana che sulla guerra dei poveri contro poveri guadagna consenso popolare – o da popolino – ogni giorno di più. Già ieri l’ex ministro degli Interni che a Palermo rischia un processo molto più probabile che a Catania, sempre per l’ipotesi di sequestro di persona, batteva il suo tamburo sul caso della Ocean Viking. Ma dietro la nave della Ong c’è già una nave italiana che naviga verso un porto sicuro nazionale dopo aver soccorso in SAR libica dei migranti in pericolo. Perché si sa, la Libia non è un porto sicuro e riportare naufraghi migranti in Libia equivale ad un respingimento, quindi ad un crimine riconosciuto tale dal diritto internazionale.
Alle nove del mattino di lunedì 25 gennaio 2021 la nave Ocean Viking ha appuntamento con l’autorità portuale al largo di Augusta per ricevere poi successive disposizioni. A bordo ci sono 165 minori, di cui 131 non accompagnati che non potranno andare sulla nave quarantena SNAV Adriatico. Per i minori senza familiari al seguito sono previste strutture apposite sotto tutela del Tribunale per i minori. Gli altri migranti verranno trasferiti, con modalità ancora da noi sconosciuta, a bordo della nave della GNV su cui trascorreranno il periodo di isolamento preventivo. Per il dopo, il Viminale dovrà trovare una soluzione che non sia il classico “foglio di via” ma strutture adeguate presso le quali poter accedere ai diritti fondamentali e chiedere asilo.
Commenta per primo