di Roberto Greco
Sentiremo ancora parlare di lui. Anzi, dobbiamo ancora sentire parlare di lui. Dopo le ottime prove “Volevo gli occhi blu” e lo strepitoso “Gli occhi di Amira”, che racconta, attraverso una lucida regia delle immagini e dei momenti, il dramma dei profughi, Francesco Lama decide di sviluppare la sua curiosità verso la propria terra creando un alter-ego all’interno della storia, Ignazio Bonaventura, ottimamente interpretato da Antonio Emanuele e realizzando “I Siciliani”, costruendo così un road-movie alla ricerca di un’identità comune. Il film, dopo un’annata ricca di importanti partecipazioni a festival internazionali, verrà proiettato il giorno 11 novembre al Johannesburg Italian Film Festival.
Il trailer ufficiale del film:
La scusa narrativa, che sempre ben funziona, è quella di realizzare un libro ma il carattere del personaggio, che ben incarna tutti i pregi e i difetti che i vari testimoni sciorinano durante il tessuto narrativo, è, di per sé, l’immagine del popolo che cerca. La sua grande avventura lo porterà ad incontrare e intervistare i
siciliani comuni ed altri più noti, quali Maria Grazia Cucinotta, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Pietrangelo Buttafuoco e Ninni Bruschetta.
Ma il viaggio e la ricerca di Ignazio hanno un detrattore, si tratta della sua fidanzata, interpretata da Adriana Tuzzeo, che cerca di convincerlo dell’inutilità della cosa, rappresentando così quel pensiero gattopardesco che respira nell’anima di tutti i siciliani. Il suo percorso è anche costellato dai luoghi comuni che riguardano l’isola e i suoi personaggi e l’incontro con alcuni personaggi di finzione, quali il mafioso Don Ciccu, interpretato da Tony Sperandeo, o l’onorevole interpretato da Filippo Glorioso, e altri ancora, crea un sottobosco che, a suo modo, rappresenta i Siciliani.
Forse le domande di Ignazio avranno una risposta, perchè è convinto di poterla trovare nascosta tra l parole che raccoglie, in mezzo ai tanti misteri del pensiero di questo complicato popolo, tutto ciò al fine di poter capire anche se stesso.
Una molteplicità di suoni, rumori, voci, dialetti diversi costruiscono, attraverso l’occhio sapiente di Lama un ritratto che ben merita di volare oltre i limiti dell’isola per aiutare un popolo a raccontarsi, finalmente, con un po’ di sana auto-ironia.
Consigliamo anche la visione del suo precedente, e già citato, “Gli occhi di Amira”.
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