Sono già trascorsi sette giorni dalla scomparsa del sottomarino di fabbricazione tedesca San Juan. L’ultimo contatto è avvenuto lo scorso mercoledì mattina, da allora nessun segnale dei 44 marinai di equipaggio è più stato rilevato. Falsi segnali, possibili sagome, poco più che martorianti speranze per i parenti dei militari intrappolati sul fondo del mare. Il portavoce della Marina Militare argentina, Enrique Balbi, aveva spiegato che in mancanza di procedure di emersione e ricambio dell’aria all’interno del sottomarino classe TR-1700 l’autonomia di ossigeno da considerare era realisticamente di una settimana. Oggi è l’ottavo giorno di ricerche. Sfumata anche la speranza dei sette messaggi satellitari in bassa frequenza che la Marina argentina ha verificato stabilendo che non possono appartenere a San Juan, i parenti dei 43 uomini e della donna che compongono l’equipaggio del sottomarino hanno già compreso che non c’è più nulla da fare. La corsa contro il tempo per trovare l’ARA San Juan, di cui non si ha tracce ne indizi su una approssimativa localizzazione, non tengono conto dei tempi necessari per organizzare il recupero. Il sottomarino classe TR-1700 è lungo 65 metri, pesa 1.700 tonnellate e potrebbe trovarsi inabissato a profondità proibitive per le normali navi appositamente attrezzate.
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