Secondo il Ministero del Lavoro, sulla base degli Isee presentati nel 2016, a beneficiare del REI quando questo sarà a pieno regime potrebbero essere 700.000 famiglie. Il Reddito di Inclusione però non è una misura aggiuntiva messa in atto per contrastare il livello di povertà crescente (Secondo il rapporto del Censis, + 165% negli ultimi dieci anni) in italia, ma uno strumento unico che sostituisce il precedente SIA, Sostegno per l’Inclusione Attiva, e l’ASDI, meglio conosciuto come Assegno di Disoccupazione. Secondo quanto attestato dall’Istat, la povertà minorile rappresenta in Italia una vera emergenza: In dieci anni le famiglie in condizione di povertà assoluta con minori sono quintuplicate, passando dal 2% del 2006 al 10% del 2016: attualmente sono 669.000 i nuclei in tale situazione di disagio, per un totale di 1.292.000 bambini (il 36% dei quali ha meno di 6 anni), che rappresentano il 12,5% della popolazione sotto i 18 anni nel paese; il numero di minori in povertà assoluta ha registrato, in un solo anno (dal 2015 al 2016), un incremento del 14%.
Lo strumento appena entrato in vigore, e per cui si è registrato già l’arrembaggio agli uffici comunali per presentare richiesta di beneficio, in rapporto al concetto di povertà assoluta appare poco più che un timido contributo per la sopravvivenza alimentare. Il singolo povero percepirà un contributo economico di 187 euro e una famiglia composta da cinque persone potrà arrivare al contributo massimo previsto dal REI che è di 487 euro. Per avviare il Reddito di inclusione sono stati stanziati due miliardi di euro. Secondo il Ministero del Lavoro però il REI non è solo un intervento economico diretto a beneficio delle famiglie povere, ma “prevede anche un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune”. Interventi di solidarietà che dovrebbero andare nella giusta direzione ma che poco tendono conto del continuo gravare sugli enti locali già asfissiati dal Patto di stabilità e dall’impossibilità di assumere personale per far fronte alla sempre crescente necessità del territorio comunale e dei cittadini. Attualmente è previsto che i servizi sociali territoriali siano ampliati con una quota non inferiore al 15% del Fondo povertà e che 600 operatori siano selezionati per dedicarsi in modo esclusivo ai beneficiari REI all’interno dei centri per l’impiego. Il REI è infatti finanziato con le risorse del fondo povertà: 1,845 miliardi di euro in parte destinati appunto a rafforzare i servizi. “Il lavoro è lungo – ha spiegato Poletti – quando parliamo di povertà parliamo di fenomeni sociali complessi e delicati, tanto che è sempre più necessario ragionare di lotta ‘alle’ povertà. Non esiste solo una povertà e non c’è solo il problema del reddito, esiste anche la povertà educativa e abitativa. Per questo dobbiamo costruire organicamente delle politiche che siano in grado di tenerne conto”.
“Affinché la strategia di contrasto alla povertà minorile sia efficace, è necessario che al reddito d’inclusione, il quale rappresenta un positivo passo avanti, siano affiancate adeguate misure rivolte in modo mirato ai bambini e ai ragazzi in condizioni di svantaggio” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children. Nella fase di prima applicazione, fino al 30 giugno, beneficeranno del REI potenzialmente circa 500.000 nuclei familiari, di cui 420.000 con minori; da luglio, quando il sussidio diventerà universale venendo meno i requisiti familiari in favore dei soli requisiti economici, i nuclei saliranno a circa 700.000. “Per fornire ai nuclei familiari con minori – spiega Raffaela Milano – gli strumenti dei quali hanno bisogno per raggiungere una effettiva autonomia, occorre potenziare i servizi sociali territoriali e i servizi dedicati, in particolare, alla prima infanzia, gravemente carenti proprio nelle regioni dove si concentra la povertà minorile”.
Dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2018, nella cosiddetta fase di prima applicazione, potranno beneficiare del REI: i nuclei con almeno un figlio minorenne o con un figlio con disabilità (anche se maggiorenne), con una donna in stato di gravidanza, con una persona di 55 anni o più in condizione di disoccupazione. Il periodo di sostegno è di 18 mesi, al termine dei quali non potrà essere erogato il contributo e bisognerà attendere sei mesi per poterlo nuovamente percepire – per ulteriori 12 mesi – sussistendo i requisiti di povertà che ne legittimano l’erogazione. “Il fatto di aver messo nella legge il fondo alla povertà – ha spiegato il Ministro Poletti – è la prima garanzia che queste cose le potremo fare. Sappiamo che nei prossimi anni avremo le risorse. Sta a noi adesso”. Per fruire del REI occorre avere una attestazione ISEE in corso di validità. Poiché l’ISEE ordinario scade a gennaio di ogni anno, al fine di evitare la sospensione del beneficio, chi presenta la domanda per il REI nel mese di dicembre 2017 dovrà rinnovare l’ISEE entro marzo 2018. Invece, coloro che presentano la domanda per il REI dal 1° gennaio 2018, devono essere già in possesso dell’attestazione ISEE 2018.
Il REI nel 2018 sarà erogato alle famiglie in possesso dei seguenti requisiti:
Requisiti di residenza e soggiorno
Il richiedente deve essere congiuntamente:
– cittadino dell’Unione o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
– residente in Italia, in via continuativa, da almeno due anni al momento della presentazione della domanda.
Requisiti familiari
Il nucleo familiare deve trovarsi in almeno una delle seguenti condizioni:
– presenza di un minorenne;
– presenza di una persona con disabilità e di almeno un suo genitore o un suo tutore;
– presenza di una donna in stato di gravidanza accertata (nel caso in cui sia l’unico requisito familiare posseduto, la domanda può essere presentata non prima di quattro mesi dalla data presunta del parto e deve essere corredata da documentazione medica rilasciata da una struttura pubblica).
– presenza di un componente che abbia compiuto 55 anni con specifici requisiti di disoccupazione.
Requisiti economici
Il nucleo familiare deve essere in possesso congiuntamente di:
– un valore ISEE in corso di validità non superiore a 6mila euro;
– un valore ISRE (l’indicatore reddituale dell’ISEE, ossia l’ISR diviso la scala di equivalenza, al netto delle maggiorazioni) non superiore a 3mila euro;
– un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro;
– un valore del patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non superiore a 10mila euro (ridotto a 8 mila euro per la coppia e a 6 mila euro per la persona sola).
Altri requisiti
Per accedere al REI è inoltre necessario che ciascun componente del nucleo familiare:
– non percepisca già prestazioni di assicurazione sociale per l’impiego (NASpI) o altri ammortizzatori sociali di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria;
– non possieda autoveicoli e/o motoveicoli immatricolati la prima volta nei 24 mesi antecedenti la richiesta (sono esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità);
– non possieda navi e imbarcazioni da diporto (art. 3, c.1, D.lgs. 171/2005).
Il modello da compilare per la richiesta è scaricabile da qui (clicca)
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