Alla vigilia del dibattito in aula del Senato sulla mozione presentata da MDP sui vertici Consip e sul coinvolgimento del ministro con delega allo sport Luca Lotti, Padoan invia una lettera al presidente Grasso con la quale lo informa che i due consiglieri di amministrazione di diretta nomina del proprio dicastero si sono dimessi e che pertanto il consiglio di amministrazione Consip – composto da soli tre consiglieri – risulta decaduto. Ma l’amministratore delegato Marroni, che a dimettersi non ci stava, non solo non procede da Ad delegittimato ma convoca il Cda. La sortita di Pier Carlo Padoan avrebbe voluto quindi invalidare la mozione all’ordine del giorno. Questo “gioco” avrebbe forse voluto far decadere la mozione tenendo così Luca Lotti al riparo dalla discussione in aula. Ma il Senato non ci sta e la proposta di Zanda (PD) di rinviare la discussione a dopo la nomina dei nuovi vertici Consip non viene accolta dal presidente Grasso che si limita a dichiarare decaduta parte della mozione; quella riguardante appunto il Consiglio di amministrazione dimissionario. Insistono invece per voler affrontare l’altra faccia della medaglia il Mdp e il M5S, entrambi determinati nel voler stanare il Governo su Luca Lotti. il presidente Grasso dichiara però inammissibile la richiesta rivolta al Governo di ritirare le deleghe del ministro Lotti. Il ministro per lo sport è infatti indagato perché avrebbe rivelato all’Amministratore delegato di Consip Marroni la presenza di microspie nei suoi uffici, rivelando così informazioni segrete su indagini ancora in corso. A non voler sorvolare sull’affare Consip quindi non ci sono soltanto i pentastellati ma anche i bersaniani di Mdp che parrebbero tutt’altro che scomparsi e tutt’altro che amichevoli nei confronti del Governo e dei ministri del “giglio magico” renziano. La mozione era stata depositata nei primi giorni di marzo e fino a ieri il ministro responsabile di Consip ne aveva difeso i vertici liquidando come non necessario il riordino del Cda e del suo amministratore delegato malgrado le indagini, le accuse ed il conflitto con il ministro Lotti; salvo poi cambiare idea il giorno prima dell’approdo in aula della specifica mozione comunicando le dimissione dei due consiglieri da esso nominati.
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