Barcellona – Madrid: 2-0

In Catalogna vincono di nuovo gli indipendentisti. I catalani alle urne con partecipazione record: 82%. Da Bruxelles Carles Puigdemont: "Abbiamo il diritto di ripristinare il Governo". Mariano Rajoy non intende dimettersi ed annuncia che farà "uno sforzo per mantenere il dialogo". ERC: Puigdemont presidente

Distribuzione seggi (Fonte infografica: La Vanguardia)
Dopo il gol incassato da Madrid lo scorso 1 ottobre, o forse autogol, adesso arriva la rete che sancisce il risultato e la sconfitta di Madrid nella competizione con gli indipendentisti catalani. Il dato più forte che emerge dallo scrutinio delle schede elettorali catalane è sicuramente la partecipazione: l’82% degli elettori ha votato per l’elezione del Governo della Generalitat che dovrà sostituire il commissariamento messo in atto con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. Uno scontro, quello che si è concluso con il voto di ieri, che ha visto vincitori e vinti in Spagna. I vinti sono proprio quelli che hanno commissariato la Generalitat, imprigionato politici indipendentisti e costretto all’esilio il presidente della catalogna Carles Puigdemont. L’elettorato catalano ha infatti premiato gli indipendentisti che, secondo le aspettative di Madrid, sarebbero invece dovuti calare drasticamente nei consensi. Una grave emorragia l’ha invece registrata il Partito Popolare di Mariano Rajoy con una perdita di otto seggi nel Parlamento catalano. Quasi tre quarti della presenza del PP in Catalogna è stata quindi sacrificata con l’azione di forza del giorno della consultazione referendaria il primo giorno di ottobre e con gli arresti ed il commissariamento. I catalani non hanno perdonato l’approccio franchista di Rajoy e del suo partito. L’esito delle elezioni è quindi pressoché analoga alla precedente e conferma le proporzioni nel Parlamento della Catalogna. I “costituzionalisti” non raggiungono il 50% e agli indipendentisti vanno 70 deputati su 135. Da Bruxelles, Carles Puigdemont gusta tutte la ragioni che adesso gli vanno obbligatoriamente riconosciute, inclusa quella di voler attendere in esilio forzato le elezioni per non farsi tagliare fuori dalla corsa con l’avvio di un procedimento giudiziario in patria. In questo momento infatti, in virtù della maggioranza del Parlamento catalano e della maggioranza separatista tra i 70 deputati indipendentisti, Carles Puigdemont è a ragion di logica il presidente della Generalitat da rieleggere. Per Mariano Rajoy questo è un duro cazzotto nello stomaco e, malgrado le affermazioni fatte in conferenza stampa, si evince la fatica che fa nel riuscire ad incassarlo.

Il primo ministro, Mariano Rajoy, ha detto che farà “uno sforzo per mantenere il dialogo” per quanto riguarda la questione catalana dopo i risultati delle elezioni. Dopo il Consiglio dei ministri il presidente del Governo centrale ha tenuto una conferenza stampa per presentare i risultati delle elezioni in Catalogna e annunciare che gli effetti dell’articolo 155, come stabilito alla sua applicazione in Senato, verranno annullati appena si sarà formato il nuovo Governo della Catalogna. La vittoria degli indipendentisti ha un sapore amaro per Mariano Rajoy che ha più volte fatto riferimento al rispetto della legge in Catalogna, ribadendo che “se non si prendono decisioni unilaterali e si comprende che viviamo in Europa, le cose possono funzionare in un modo diverso”. Un modo parzialmente diplomatico per dire che se non ritorna la pretesa di indipendenza da Barcellona, da Madrid non ci saranno persecuzioni e azioni militari. Il passaggio più delicato nel corso della conferenza stampa di Rajoy è quello in cui ha dichiarato che dovrà “parlare con chiunque eserciti la presidenza della Generalitat, per la quale deve essere eletto, prendere possesso ed essere in grado di parlare con me”. Il nome non pronunciato è quello di Carles Puigdemont che allo stato attuale non è in arresto e non ha ancora subito un processo, si trova a Bruxelles e potrebbe tornare da rieletto presidente della Generalitat catalana. La sconfitta di Rajoy e del suo Partito Popolare in Catalogna, la conferma che i catalani vogliono un Governo ed un Parlamento composto come quello che è stato sciolto mediante l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, non è un motivo valido secondo il capo del Governo centrale perché il suo esecutivo faccia un passo indietro. “siamo in grado di governare ed io non ho alcuna intenzione di dimettermi – ha detto Rajoy – e cercherò di far finire la legislatura nella sua naturale scadenza, nel 2020”.

Ma il colpo è stato subito e mal incassato dal Partito Popolare, più di quanto Mariano Rajoy voglia lasciare intendere. Il capo dello staff di Mariano Rajoy, e deputato nazionale di Barcellona, Jorge Moragas, ha annunciato che lascerà l’ambasciata della Spagna presso l’ONU, a New York. Le dimissioni sono state formalizzate oggi in Consiglio dei ministri. La decisione arriva il giorno in cui lo spoglio delle schede elettorali conferma che in Catalogna gli indipendentisti detengono la maggioranza del Parlamento. L’esito della consultazione elettorale ha anche fornito l’altro dato, rovescio della medaglia: il Partito Popolare è passato da undici deputati alla magra presenza di soli tre deputati catalani. Jorge Moragas ha però smentito l’associazione tra la sconfitta e le sue dimissioni. Secondo l’ormai ex braccio destro di Rajoy, la sua è una decisione dettata “motivi personali e familiari” e riguarda soltanto l’intenzione di “lasciare la prima linea politica”. La decisione sarebbe inoltre stata ponderata e concordata con lo stesso Mariano Rajoy con cui, forse, al fine di scampare l’impressione di un indebolimento, è stato deciso di annunciarne l’effetto soltanto all’indomani del voto catalano. Un “indomani” però che non si è fatto attendere e che ha perfino anticipato il completamento dello spoglio.

“Sono pronto ad incontrare il presidente Mariano Rajoy a Bruxelles o in altro luogo dell’Unione europea diverso dalla Spagna”, ha dichiarato in conferenza stampa dalla capitale europea Carles Puigdemont. L’ex presidente della Generalitat intende quindi tenere “un incontro senza precedenti con riserva” e per il quale chiede garanzie sul ritiro dei procedimenti giudiziari in corso, che considera il risultato della politicizzazione della giustizia. “Abbiamo il diritto di ripristinare il Governo”, ha dichiarato Puigdemont al netto della legittimazione offerta dall’elettorato catalano. Marta Rovira, segretaria generale di ERC, ha dato il suo pieno appoggio alla rielezione di Carles Puigdemont come presidente della Generalitat. “Noi non contempliamo alternative e saremo quindi fedeli a ciò che hanno deciso di cittadini”, ha sottolineato Rovira. Nel corso della giornata odierna ha poi ribadito che se Junts per Catalunya proporrà Carles Puigdemont quale presidente, ERC dovrà “lavorare affinché questa elezione si verifichi”. La leader di ERC ha anche aggiunto la necessità di “fare ogni sforzo per liberare i prigionieri politici” e l’impegno per ottenere il libero ritorno in patria dei “membri del Governo in l’esilio”. I toni, anche da questa parte, sono pertanto di annunciata sconfitta popolare della dura presa di posizione del Partito Popolare, del Governo centrale di Madrid, di Mariano Rajoy in persona ed infine anche della Corona.

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