L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, aveva annunciato ieri mattina l’evacuazione di 162 rifugiati altamente vulnerabili dalla Libia all’Italia, tra cui minori non accompagnati e donne tenute prigioniere per lunghi periodi di tempo. Il programma rientra in un più ampio progetto che prevede di spostare fino a 10.000 immigranti clandestini dalla Libia il prossimo anno, nel tentativo di alleviare la sofferenza di migliaia di migranti in difficoltà in condizioni precarie nei centri di detenzione. Una dichiarazione resa nei giorni scorsi da Roberto Mignoni, rappresentante dell’UNHCR in Libia, all’agenzia Reuters. “Le Nazioni Unite stanno riaccompagnando i rifugiati presenti in Libia ai Paesi africani pronti a riceverli – aveva detto Mignoni – ed è anche in trattativa con i Paesi europei e il Canada per accoglierne alcuni”. Nel corso della stessa intervista di martedì alla Reuters, Mignoni aveva anticipato che: “Trasferiremo 350 rifugiati fuori dalla Libia questa settimana e il numero raggiungerà i 1.000 entro la fine di gennaio”.
Il numero esatto reso da Roberto Mignoni, rappresentante dell’UNHCR in Libia, è di 44.306 persone registrate come rifugiati e richiedenti asilo in Libia. Persone attualmente bloccate in Libia e sottoposte ad ogni forma di malversazione. “Intendiamo trasferire tra 5.000 e 10.000 rifugiati dalla Libia nel 2018. La priorità è per le donne, i bambini, gli anziani, le persone con disabilità e le persone che hanno sofferto seriamente”, ha detto Mignoni al corrispondente Reuters. Del gruppo di rifugiati di origine eritrea, etiope, somala e yemenita trasferiti in Italia fanno parte famiglie, madri sole, minori non accompagnati e persone con disabilità. Hanno tutti bisogno di cure mediche e supporto psicologico. Dopo il rilascio dai centri di detenzione, sono stati accompagnati a Tripoli dallo staff dell’UNHCR che si trova in Libia e poi in Italia, dove sono atterrati in una base militare vicino Roma e sono poi stati trasferiti dalle autorità italiane.
Subito dopo l’arrivo, tutti i rifugiati sono stati sottoposti a controlli medici e, prima di iniziare le procedure di identificazione, sono stati dati loro vestiti invernali e un pasto caldo. Personale dell’UNHCR, inclusi mediatori culturali e esperti legali, era presente all’arrivo per fornire alle persone evacuate informazioni sulla procedura di richiesta di asilo. Successivamente i rifugiati sono stati trasferiti in alcune strutture di accoglienza. Assistenza umanitaria e accoglienza sono forniti dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso la Caritas. “Per la prima volta, abbiamo potuto evacuare rifugiati estremamente vulnerabili dalla Libia direttamente in Italia. Un evento eccezionale e uno sviluppo accolto con grande favore che non sarebbe stato possibile senza il grande impegno delle autorità italiane e il supporto del governo libico. Speriamo davvero che altri Paesi possano seguire lo stesso percorso,” ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale.
All’affermazione di Vincent Cochtel fa eco quella del ministro dell’interno italiano Marco Minniti: “Questo è un inizio, e continueremo con l’Unhcr secondo il principio di combattere l’illegalità per costruire la legalità. Per la prima volta si è aperto un canale umanitario direttamente dalla Libia verso l’Europa e in questo caso verso l’Italia, per la stragrande maggioranza si tratta di donne e bambini. È una prima volta storica perché, la Libia non aveva mai firmato la convenzione di Ginevra. Tuttavia, con la collaborazione del governo libico, che vorrei ringraziare, si è potuto aprire questo corridoio umanitario per accogliere donne e bambini che scappano dalla guerra, e che ora in Italia troveranno accoglienza e una mensa dove mangiare.” Minniti ha voluto ringraziare anche “chi ha acceso questa nostra iniziativa, ovvero il cardinale Bassetti, presidente Cei, che ha costruito con noi questo percorso. Per noi è solo l’inizio, ha concluso, continueremo a lavorare per i corridoi umanitari”. Per il cardinale Bassetti questa è stata “un’antivigilia del Natale bellissima a favore di creature innocenti. Senza l’impegno di Minniti l’operazione sarebbe stata impossibile”.
“Molte delle persone evacuate riportano grandi sofferenze, sono state tenute prigioniere dai trafficanti in condizioni disumane e detenute in Libia. Cinque delle donne che sono state evacuate hanno partorito durante il periodo di detenzione, e hanno potuto beneficiare solo della limitata assistenza medica che siamo riusciti a fornire grazie ai nostri partner sul territorio, come l’IMC – International Medical Corps,” ha spiegato Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale Vincent Cochetel. Nei prossimi giorni verrà organizzata una terza evacuazione dalla Libia al Niger, e altri 131 rifugiati potranno essere tratti in salvo. “Con quest’ultima evacuazione in Niger, il numero totale dei rifugiati evacuati dalla Libia, in sei settimane, raggiungerà quota 392.” – riferisce Cochetel – “Tutto questo è stato reso possibile solo grazie all’impegno dell’UNHCR e delle organizzazioni partner. Il sorriso di sollievo sui volti delle persone evacuate è una fonte di ulteriore motivazione ad andare avanti e salvare altre persone. Contiamo davvero sulla solidarietà internazionale affinché ci aiuti a raggiungere l’obiettivo di portare fuori dalla Libia e proteggere 1.300 rifugiati estremamente vulnerabili il prima possibile.”
La partecipazione dell’Italia alla evacuazione urgente che l’UNHCR sta tentando di operare in Libia arriva in un momento politicamente fragile in cui le attività di Governo, con in testa quelle attuate proprio dal ministro dell’Interno Marco Minniti, avevano causato un grave squilibrio dell’elettorato. Nei giorni scorsi a Palermo si era radunato il Tribunale Permanente dei Popoli e mercoledì era stata pronunciata la sentenza che condannava, tra gli altri, anche l’Italia per gli accordi con la Libia e per il Codice di condotta di Minniti che ha causato l’arretramento delle Ong e il dominio della Guardia Costiera Libica in acque internazionali. Quest’ultima concessione di autorità alla Libia, in spregio all’operato umanitario delle Ong, era stata causa di sequestri e detenzioni che Guardia Costiera e milizie libiche avevano inflitto ai migranti. I conseguenti maltrattamenti subiti dai migranti bloccati in acque internazionali e ricondotti in Libia erano frutto di una corresponsabilità italiana riconosciuta anche dal TPP. Intanto l’elettorato di sinistra e moderato fuggiva dal partito di Governo come i profughi dalla Libia. L’apertura dei “corridoi umanitari”, come li chiama il Ministero dell’Interno, o delle evacuazioni, sembra adesso un violento marcia indietro su un argomento spinoso per il quale l’Italia pare proprio non abbia ancora deciso come comportarsi.
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