Sabato il Governo tunisino aveva promesso sostegno alle famiglie con maggiori difficoltà economiche. Tra le parti, Governo e manifestanti, era arrivata nel frattempo una breve tregua che però è riesplosa in violenza già domenica. Scene da guerriglia urbana in molte città tunisine dove a scontrarsi continuano ad essere movimenti armati di sassi e molotov da una parte e forze dell’ordine dall’altra. Il Ministero dell’Interno ha comunicato ieri l’arresto di altre 41 persone per la violenza con cui hanno protestato contro le misure di austerità imposte dal Governo. Le persone arrestate da inizio rivolta sono adesso circa 850. Il Paese però non intende arrendersi all’inevitabile declino economico. Dalla “primavera araba” che nel 2011 ha messo in fuga il dittatore Ben Alì e condotto la Tunisia alla democrazia ci sono stati nove governi, ma le condizioni salariali e contrattuali dei tunisini non è migliorata ed anche il comparto turistico non si è più ripreso. La conseguenza della crisi turistica, alimentata anche dagli attacchi terroristici che il Paese ha subito, è stata molto pesante per il livello occupazionale. Dalla Tunisia continuano negli anni le fughe attraverso la migrazione clandestina dei giovani senza prospettive lavorative e di quelli che hanno avuto conseguenze dalle leggi estremamente repressive vigenti nel Paese e mai cambiate dopo la caduta di Ben Alì.
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