La mattina del 12 febbraio 2004, Attilio Manca è rinvenuto morto nel suo appartamento di Viterbo. Nel suo polso sinistro gli investigatori scoprono due buchi, riconducibili alle due siringhe trovate, di cui una sul pavimento vicino al corpo. Dalle analisi successive saranno evidenziate, sia all’interno delle siringhe sia nel sangue di Manca, tracce di un miscuglio micidiale di droghe. Il caso viene da subito ritenuto un suicidio. Attilio Manca, tossicodipendente, è vittima volontaria dell’uso eccessivo di droghe. Poco dopo il caso è archiviato. Poco importa se, da parte della famiglia, la ricostruzione della morte di Manca è contestata. Non si tratta solo della disperazione dei genitori che hanno perso un figlio. C’è qualcosa che non va. Attilio non era un tossicodipendente. I due buchi trovati sul braccio sinistro erano gli unici in tutto il suo corpo. Attilio era mancino e, se avesse comunque deciso di iniettarsi droga, avrebbe sicuramente usato la mano sinistra e se la sarebbe quindi iniettata nel braccio destro. Inoltre, avrebbe sicuramente lasciato le proprie impronte digitali su entrambe le siringhe rinvenute e contenenti il mix mortale. Gli stessi investigatori, durante le analisi dei reperti trovati sulla scena del crimine, non trovarono alcuna traccia d’impronte digitali, come se fossero state utilizzate indossando guanti o pulite dopo l’uso. Ma al momento del ritrovamento del cadavere, anche sulla base delle foto della scena del crimine, non risulta che Attilio Manca indossasse guanti di alcun tipo. Non furono nemmeno rivenuti gli attrezzi tipici dell’uso delle sostanze che furono trovate nel suo sangue. Nessuna traccia del cucchiaino, dell’accendino, del laccio emostatico e delle confezioni vuote delle siringhe. Nulla di tutto ciò. Per contro, sul corpo di Manca risultano esserci il setto nasale rotto e diversi ematomi. Attilio Manca fu trovato riverso nel proprio sangue. Ma chi è Attilio Manca? Si è davvero suicidato? Chi poteva avere interesse a ucciderlo organizzando una poco accurata messa in scena?
Attilio Manca è un giovane medico, un urologo, per la precisione. Pochi giorni prima di essere ritrovato morto, aveva prospettato ai genitori la possibilità di accedere a un mutuo per acquistare una casa in cui vivere. Anche se è nato al nord, la sua famiglia è originaria di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Liceo Classico poi laurea in Medicina all’Università Cattolica di Roma. Sempre il massimo dei voti. Dopo la laurea frequenta la scuola di specializzazione in urologia diretta dal professor Gerardo Ronzoni. Le sue grandi qualità lo avviano verso una brillante carriera. Viveva e lavorava a Viterbo. In una intercettazione, il boss Francesco Pistoia alludeva a un urologo siciliano che avrebbe coadiuvato l’operazione alla prostata di Binnu, Bernardo Provenzano. L’intervento sarebbe stato eseguito nel 2003 presso la clinica “La Casamance” di Aubagne, località a circa 20 km da Marsiglia. Il boss latitante sarebbe stato operato da un’equipe composta dal professor Philippe Barnaud per ben due volte. Le indagini evidenzieranno la presenza di un medico “amico”, aggregato all’equipe della clinica. Sarebbe stato lui a prescrivere la particolare dieta necessaria al paziente nel decorso post-operatorio.
Lo sviluppo delle indagini, che solo alla fine del 2008 sono state riaperte, ha avuto un percorso costellato di archiviazioni. Ancora un’ipotesi di archiviazione nel 2012 cui segue, due anni dopo, il rinvio a giudizio di Monica Mileti, ritenuta la spacciatrice da cui Manca si riforniva. Nel mese di ottobre del 2015, grazie alle dichiarazioni del pentito Carmelo D’Amico, ex capo militare della mafia barcellonese, si svela il legame tra Manca e Cosa Nostra. Sarebbe stato avvicinato da Salvatore Rugolo, già mandante dell’omicidio di Beppe Alfano, che gli avrebbe fatto una serie di confidenze. Il Rugolo imputava l’assassinio di Manca a Rosario Cattafi, capo della cosca mafiosa barcellonese. Sarebbe stato lui a chiedere all’urologo di seguire un amico, che avrebbe dovuto essere operato all’estero. Il nome del paziente era Gaspare Troia. Ed è proprio il nome di Gaspare Troia che compare nell’elenco degli ospiti della clinica francese. Forse non è un caso, quindi, che Attilio Manca sia stato a Marsiglia nel novembre del 2003, come risulta dagli atti. Non solo. Dalla globalità delle dichiarazioni esce un quadro più ampio. Forse i veri mandanti del “suicidio” di Attilio Manca venivano da un luogo diverso di Barcellona di Pozzo di Gotto. Sicuramente l’urologo aveva riconosciuto il boss, una volta raggiunta la clinica.
Manca sapeva che il boss latitante aveva raggiunto la Francia senza nessun problema. Ritenere che avesse potuto godere di coperture istituzionali, è un passo breve. Mafia, Servizi Segreti, Massoneria, pezzi dello Stato già coinvolti nella “Trattativa”, lobbies economiche internazionali. Qualcuno era interessato a mantenere in buona salute il boss latitante, garante dell’equilibrio raggiunto tra Stato e Mafia. Attilio Manca conosceva, in parte senza saperlo, cose che nessuno avrebbe dovuto sapere. Forse fu ritenuto non affidabile per custodire il grande segreto. Forse era diventato un testimone scomodo. È di qualche giorno fa la notizia che il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ha vistato la richiesta di archiviazione firmata dai magistrati della procura romana Cristina Palaia e Michele Prestipino. Netta è stata la risposta degli avvocati della famiglia, Repici e Ingroia: “Sarà fatta opposizione”. Per i magistrati mancano effettivi riscontri esterni. Inoltre la presenza di Manca durante l’intervento eseguito su Provenzano, anche a causa dell’omertà e delle omissioni di racconto, comprese quelle del personale della clinica francese che si appellano a “Non ricordo”, non è provabile. Sul caso di Attilio Manca è uscito un libro-inchiesta dal titolo “Suicidate Attilio Manca”, scritto da Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafia2000. La prefazione è firmata da Don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
Attilio Manca era nato il 20 febbraio 1989 a San Donà di Piave, in provincia di Venezia. Fu suicidato l’11 febbraio 2004. La sua famiglia aspetta ancora verità e giustizia.
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