Lampedusa, la “protesta a oltranza” finisce per cena

Un centinaio di migranti aveva dato il via ad un sit-in di protesta pretendendo il trasferimento da Lampedusa ma per ora di cena erano già al centro di accoglienza. Niente nave ieri sera sull’isola

In copertina: Parte dei migranti tunisini durante il sit-in sulla banchina del molo commerciale di Lampedusa

“Dobbiamo dormire qui o morire qui!”, aveva dichiarato uno dei circa cento migranti tunisini che ieri avevano inscenato un sit-in di protesta contro il mancato trasferimento in Sicilia. Si presentavano quindi determinati ed intenzionati a manifestare a oltranza sulla banchina del molo commerciale di Cavallo Bianco in Lampedusa. Nel corso dell’intervista che Mediterraneo Cronaca ha realizzato ieri, avevano anche parlato di cibo adulterato. “Metà pasta e metà medicina”, aveva dichiarato il loro portavoce con il suo italiano siculo-tunisino. La loro determinazione si è però conclusa già per l’ora di cena, quando la fame ed il freddo siberiano che – se pur ben alla lontana – lambisce Lampedusa. La banchina del molo, a mezzo metro dal mare era un luogo troppo gelido in cui trascorrere la notte e, visto che ieri sera non era previsto l’arrivo di alcuna nave, i migranti hanno deciso di ritirarsi e cenare con “metà pasta e metà medicina”, calda, al centro di accoglienza.
Alle 21, quando tutti siedono a tavola, al porto e nella piazza della chiesa non c’era già neanche un migrante. Intanto, pare, gli stessi harragas si sarebbero resi protagonisti di furti e violazioni di domicilio sull’isola. In qualche caso con i padroni di casa dentro. Negozi di abbigliamento, hotel, case, sono state oggetto di attenzioni finalizzate al furto. Gli isolani non gradiscono più la permanenza dei soggetti nella struttura di Contrada Imbriacole che, trascorse la 48 ore dallo sbarco, non può trattenere i migranti tra le sue mura. L’Hotspot, con le sue caratteristiche giuridiche, cede il passo al Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza dopo due giorni dall’arrivo del migrante e nei giorni successivi questi – alcuni di essi – non esitano a razziare attività commerciali ed abitazioni dell’isola. Le manifestazioni di protesta dei giovani harragas tunisini sono quindi sempre meno tollerate dalla popolazione residente, anche se per l’ora di cena si è già tutto concluso. Il dubbio però rimane sulla condotta che il centinaio di migranti avrebbe tenuto se in porto, ieri sera, fosse arrivata la motonave di linea che collega Lampedusa e Linosa alla Sicilia.

Il video di ieri con le pretese dei migranti in stato di agitazione:

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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