di Giulia Filpi
Il governo indonesiano ha dichiarato lo stato di emergenza a Balikpapan, una città portuale dell’isola del Borneo dove dal 31 marzo una fuoriuscita di petrolio ha causato danni ambientali e portato alla morte di quattro persone. Secondo fonti di stampa locali, la marea nera ha raggiunto un’area di circa 18 chilometri quadrati, contaminando il mare e poi inquinando l’aria, dopo aver preso fuoco, con una spessa coltre di fumo nero. La fuoriuscita sarebbe stata causata da una nave che trasportava carbone dall’Indonesia alla Malesia, ma è probabile che sia coinvolta anche una raffineria di Pertamina, azienda statale di Giacarta. Quest’ultima, dopo aver negato in un primo tempo di essere coinvolta nell’incidente, avrebbe ammesso oggi, secondo il portale di informazione per l’ambiente Mongabay, la responsabilità della fuoriuscita, dovuta a condutture rotte o lesionate.
Attraverso il ministero dell’Ambiente, il governo di Jakarta ha avviato un’inchiesta per accertare le cause e l’entità del disastro. Insieme ai quattro pescatori uccisi dalla combustione della macchia di petrolio, è scomparsa una quinta persona, mentre un esemplare della specie protetta dei dugonghi è stato trovato morto su una spiaggia. La città di Balikpapan, che conta circa 700mila abitanti, sta lottando contro la nube tossica: “Siamo in stato di emergenza a causa dell’impatto della marea nera”, ha detto lunedì Mn Fadli, un alto responsabile delle istituzioni cittadine: “Circa 1.200 persone che vivono nell’area di Penajam Paser hanno riportato sintomi come nausea, vomito e problemi respiratori dopo l’incendio causato dalla combustione della macchia nera, sabato, e la città ha distribuito maschere anti-gas per aiutare i residenti ad affrontare i fumi”.
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